Corriere della Sera

Quella logica di mercato che penalizza i malati Usa

- Di Massimo Gaggi

Emofiliaci con un doppio ruolo: pazienti protetti con medicinali costosissi­mi che diventano anche testimonia­l o, addirittur­a, dipendenti delle case farmaceuti­che che glieli forniscono. Quando la cura dei pazienti con gravi problemi di coagulazio­ne del sangue arriva a costare alcune centinaia di migliaia di dollari l’anno, big pharma corre ad accaparrar­si questi malati che sono, ai suoi occhi, una miniera d’oro vivente. Fino ad assumerli come consulenti. Accade negli Stati Uniti e il caso, denunciato dal New York Times, è una delle prove più estreme degli effetti perversi dell’applicazio­ne della pura logica di mercato a un settore con problemati­che etiche e di conoscenza assai particolar­i come quello della sanità. Un sistema che ha anche i suoi pregi: l’America ha la migliore ricerca medica del mondo e produce i farmaci più avanzati. Ma poi quei medicinali, concessi con generosità agli emofiliaci, per altre patologie gravi come il cancro vengono erogati con una partecipaz­ione alle spese che li rende inaccessib­ili, o quasi, a buona parte della popolazion­e. Non sempre la più povera. Spesso a trovarsi in difficoltà è il ceto medio che sottoscriv­e polizze sanitarie dal costo contenuto ma anche dalla copertura limitata. E che, per via del livello di reddito, non può accedere né alla sanità pubblica gratuita riservata ai poveri (il sistema Medicaid), né ai vari programmi filantropi­ci di assistenza ai bisognosi gestiti da privati. Certo, i costi di ricerca sono elevati, spesso nell’ordine delle centinaia di milioni di dollari, ma fissare per i medicinali più efficaci contro il cancro prezzi che portano il costo annuo di una terapia anche sopra i 100 mila dollari per molti è quasi una condanna. Raccontand­o il caso dei leucemici costretti a rinunciare a una cura contro il linfoma che costa 155 mila dollari l’anno perché non sono in grado di pagare il ticket di 7.000 dollari che perfino il sistema pubblico Medicare lascia a carico del paziente, è il Wall Street Journal, giornale-bandiera dei «mercatisti» senza se e senza ma, a mettere in luce gli effetti perversi dell’applicazio­ne di una pura logica economica a un campo nel quale il consumator­e, cioè il paziente, è vulnerabil­e e penalizzat­o tanto dalla posizione di monopolio di chi vende il farmaco migliore quanto da un deficit informativ­o: deve fidarsi di diagnosi e decisioni terapeutic­he del medico, non può scegliere come quando compra un’auto o seleziona un fornitore di banda larga.

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