Quella logica di mercato che penalizza i malati Usa
Emofiliaci con un doppio ruolo: pazienti protetti con medicinali costosissimi che diventano anche testimonial o, addirittura, dipendenti delle case farmaceutiche che glieli forniscono. Quando la cura dei pazienti con gravi problemi di coagulazione del sangue arriva a costare alcune centinaia di migliaia di dollari l’anno, big pharma corre ad accaparrarsi questi malati che sono, ai suoi occhi, una miniera d’oro vivente. Fino ad assumerli come consulenti. Accade negli Stati Uniti e il caso, denunciato dal New York Times, è una delle prove più estreme degli effetti perversi dell’applicazione della pura logica di mercato a un settore con problematiche etiche e di conoscenza assai particolari come quello della sanità. Un sistema che ha anche i suoi pregi: l’America ha la migliore ricerca medica del mondo e produce i farmaci più avanzati. Ma poi quei medicinali, concessi con generosità agli emofiliaci, per altre patologie gravi come il cancro vengono erogati con una partecipazione alle spese che li rende inaccessibili, o quasi, a buona parte della popolazione. Non sempre la più povera. Spesso a trovarsi in difficoltà è il ceto medio che sottoscrive polizze sanitarie dal costo contenuto ma anche dalla copertura limitata. E che, per via del livello di reddito, non può accedere né alla sanità pubblica gratuita riservata ai poveri (il sistema Medicaid), né ai vari programmi filantropici di assistenza ai bisognosi gestiti da privati. Certo, i costi di ricerca sono elevati, spesso nell’ordine delle centinaia di milioni di dollari, ma fissare per i medicinali più efficaci contro il cancro prezzi che portano il costo annuo di una terapia anche sopra i 100 mila dollari per molti è quasi una condanna. Raccontando il caso dei leucemici costretti a rinunciare a una cura contro il linfoma che costa 155 mila dollari l’anno perché non sono in grado di pagare il ticket di 7.000 dollari che perfino il sistema pubblico Medicare lascia a carico del paziente, è il Wall Street Journal, giornale-bandiera dei «mercatisti» senza se e senza ma, a mettere in luce gli effetti perversi dell’applicazione di una pura logica economica a un campo nel quale il consumatore, cioè il paziente, è vulnerabile e penalizzato tanto dalla posizione di monopolio di chi vende il farmaco migliore quanto da un deficit informativo: deve fidarsi di diagnosi e decisioni terapeutiche del medico, non può scegliere come quando compra un’auto o seleziona un fornitore di banda larga.