Sarri salvo Mancini: ora basta Il tecnico dell’Inter: «Pretendo rispetto quello che ho detto è in linea con la mia storia»
Il caso Per l’allenatore del Napoli solo due giornate da scontare in Coppa Italia
Sboccato sì, razzista no. È la sintesi del giudice sportivo Gianpaolo Tosel che ha condannato Maurizio Sarri a due giornate di squalifica e a 20 mila euro di multa per aver detto «frocio» e «finocchio» a Roberto Mancini. Nelle motivazioni si parla di «epiteti pesantemente insultanti» per cui si applica l’Articolo 5, viene esclusa così ogni tipo di discriminazione razziale per cui poteva scattare l’Articolo 11 e una squalifica di 4 mesi. Tosel ha chiuso il cerchio punendo anche Mancini, con un’ammenda di 5 mila euro per aver «tenuto un atteggiamento intimidatorio nei confronti dell’allenatore avversario che l’aveva insultato». Al fondo resta un ragionamento di base non scritto dal giudice, ma implicito nel regolamento: Mancini non è omosessuale e quindi non poteva recepire l’insulto discriminatorio. È un po’ come se un calciatore bianco apostrofasse un altro bianco dicendogli «Sporco negro». Che sia giusto o meno è tutto da discutere, al momento però le regole sono queste. «Certo è che il caso d’ora in avanti farà giurisprudenza», ha rilevato l’avvocato Mattia Grassani.
Il tecnico dell’Inter Mancini, coinvolto ieri in un’altra polemica con un giornalista, risalente al 2001 quando era sulla panchina della Fiorentina, è tornato a parlare con toni netti dell’infuocato dopopartita del San Paolo e della sua pubblica presa di posizione, criticata da una corposa parte del mondo del calcio. «Quelle esternazioni sono in linea con la mia storia e
la mia cultura calcistica. Non chiedo di condividere il mio modo di stare nel calcio, ma pretendo rispetto: in queste ore si sta montando una polemica e si stanno creando fazioni. Vorrei si mettesse un punto a questa storia, oggetto di strumentalizzazioni. Non ultima
quella secondo cui 15 anni fa sarei stato autore dello stesso insulto nei confronti di un giornalista, cosa non vera: non ho mai utilizzato quel termine (frocio, ndr) perché non fa parte del mio linguaggio. Ribadisco la mia delusione, torniamo a parlare di calcio».
Non da meno è stato Sarri, che dovrà scontare la squalifica nella prossima Coppa Italia, ma sarà in panchina domenica a Genova, dove il Napoli incontrerà la Samp. Il tecnico ricevendo il Tapiro d’oro di «Striscia», ha puntualizzato: «Non accetto le accuse di omofobia. La prossima volta cercherò di stare zitto, per carattere però mi scappa qualche parola di troppo». Ha messo la parola fine pure il Napoli. «La decisione di Tosel acclama formalmente l’assenza di qualsiasi connotazione razzista e omofoba nelle parole di Sarri. Il pentimento per le parole proferite attesta le qualità personali del tecnico. Auspichiamo che Mancini accetti le scuse», ha scritto il club, che non farà ricorso.
Se i protagonisti chiedono un ritorno alla normalità e se è giusto sperare da qui in avanti in una maggiore educazione e maturità nel calcio, è comunque difficile arginare lo straripare di dichiarazioni. L’ex patron e oggi azionista di minoranza dell’Inter Massimo Moratti sta con il suo allenatore: «Ha dato una prova di civiltà e coraggio». A Sarri è toccata invece la ramanzina del ministro della Salute Beatrice Lorenzin: « L’insulto dà sicuramente l’idea che ci sia un dato di omofobia». Al Napoli di accordare un’amichevole a Castel Volturno al Posillipo, squadra dilettante del presidente Alessandro Cecchi Paone, unico tesserato della Figc dichiaratamente omosessuale.