Corriere della Sera

Il bomber dà le pagelle ai bomber «Higuain fra i primi tre del mondo»

«Vale Lewandowsk­i e Suarez, ma in comune con me ha solo la tendenza a ingrassare»

- Alessandro Bocci

Sveglia alle otto, due ore di tennis, un po’ di beach volley sulla spiaggia di Miami. Christian Vieri, il centravant­i che ha segnato gli anni 90 e l’inizio del nuovo millennio, ha le giornate piene. Ma dall’altra parte del mondo non ha smesso di pensare al calcio, che commenta per BeIN Sport, la tv creata in Qatar. «La più importante del mondo», dice con il solito sorriso che sembra una smorfia. Vive negli Stati Uniti e torna per le feste comandate, ma l’Italia e il campionato italiano gli restano nel cuore.

Bobo, nel suo libro «Chiamatemi bomber» si vanta di dire sempre quello che pensa. Lo faccia anche adesso: meglio Higuain o Dybala?

«Difficile fare un paragone perché Dybala non è un centravant­i. A me ricorda Sivori: svelto, tecnico, con il fiuto per il gol. La Juve ha fatto una grande scelta e lui altrettant­o perché, giovane com’è, è finito nella squadra migliore. A Torino ti danno il tempo di maturare. Dalle altre parti se non ingrani subito rischi di finire in panchina e buttare via il tuo talento».

E Higuain?

«Mi faccia dire ancora una cosa su Dybala. È entrato in fretta nella mentalità bianconera, che conosco bene: vincere e ancora vincere. Un attaccante formidabil­e».

Il Pipita invece è un centravant­i come lei...

«Ma non ci assomiglia­mo, tranne che per una cosa: tendiamo a ingrassare. A parte le battute, è il più forte del campionato italiano e uno dei primi tre del mondo. Il primo è Lewandowsk­i, poi Higuain e Suarez. Il napoletano è un grande campione affamato di gol: segna in ogni modo possibile e da ogni posizione, attacca la profondità ed è sempre il primo ad aiutare la squadra. Con uno così è più facile vincere lo scudetto».

Anche l’Inter, terza e in corsa per il titolo, ha una punta argentina che però fatica a integrarsi nei meccanismi di Mancini...

«Icardi si muove poco, è assente. Troppo. Deve giocare di più con la squadra e non andare subito in profondità. Al tempo stesso i suoi compagni devono imparare a servirlo in velocità, altrimenti va fuori giri. Ma non è scarso: non si segnano 20 gol per caso in serie A. Diamogli tempo e non dimentichi­amoci che prima del Mancio per lunghi anni l’Inter la lotta per lo scudetto se la sognava di notte...».

Torniamo alla Juve: Mandzukic è partito piano ma quando si è integrato... Morata, invece, non è più quello dell’anno scorso.

«Mandzukic è un lottatore, perfetto per il campionato italiano che, al di là di tanti giri di parole, resta il più difensivo e tattico: se non vai in campo per fare la guerra il pallone non lo prendi mai. Lui e Dybala sono una bella coppia».

E Morata?

«Ci sta un periodo di appannamen­to. Deve avere pazienza e lavorare. È capitato a tutti gli attaccanti un periodo in cui non si segna. Bisogna non farsi prendere dall’agitazione e rimanere, alla fine dell’allenament­o, a tirare in porta: io facevo così. E spesso risolvevo tutti i problemi. Inoltre, Alvaro ha il vantaggio di allenarsi con i difensori migliori che ci siano: Barzagli, Bonucci e Chiellini sono degli animali...».

Kalinic è l’immagine della Fiorentina: pri-

ma formidabil­e, ora in sofferenza...

«Nessuno si aspettava che il croato fosse così forte. Bravo lui e bravo Paulo Sousa, che lo ha scelto. Le sue difficoltà adesso sono quelle della squadra. Non si vince da soli. Però Kalinic mi piace perché si muove moltissimo, fa pressing e non dà punti di riferiment­o».

Il contrario di Dzeko. È il flop del campionato...

«È troppo facile dare la colpa al bosniaco. Come dicevo per Kalinic, si vince e si perde tutti insieme. La verità è che in Inghilterr­a si gioca all’attacco: ci sono più spazi e più occasioni. E poi, uno con le caratteris­tiche di Dzeko, va servito con i cross. Spalletti, che è appena arrivato alla Roma, saprà rimettere le cose al loro posto».

Tra gli italiani non c’è molto da stare allegri se pensiamo alla sua generazion­e...

«Non è giusto fare paragoni. Ai nostri tempi era meglio, ora è un momento un po’ così e gli attaccanti di qualità latitano. Però Conte è talmente bravo che tirerà fuori il massimo dalla Nazionale: lui e Guardiola sono i migliori del mondo. Non è più l’Italia di un tempo, ma batterla non sarà facile per nessuno. Sono certo che se la giocherà con tutte, anche con Spagna e Germania. Mi aspetto un grande Europeo».

In azzurro si riparte da Pellè.

«Lo rispetto perché si batte come un leone e non ha avuto paura a emigrare per cercare fortuna. Lui e Zaza sono i nostri bomber e anche Eder è bravo. Serve fiducia, io ce l’ho».

Ora però fa tanti gol Pavoletti del Genoa e anche in questo caso si sprecano i paragoni con Vieri...

«Lasciamo stare, la mia generazion­e era un’altra cosa. Pavoletti fa grandi gol e in area si fa sentire. Non è poco per un centravant­i».

Torniamo indietro per un secondo: ai suoi tempi la maglia della Nazionale era quasi sacra. Ora invece...

«Tolga quel “quasi”. L’Italia è stata la mia vera squadra, l’ho amata, inseguita, coccolata e quando non sono potuto andare al Mondiale 2006 perché ero infortunat­o il mondo mi è crollato addosso. L’azzurro è il colore più bello che c’è. Il massimo per un atleta».

Quindi lei comprende le ragioni che hanno spinto Pepito Rossi a traslocare in Spagna, nel Levante ultimo in classifica, pur di inseguire il sogno dell’Europeo?

«Ha voglia di giocare, è normale dopo tutto quello che ha passato. So bene come ci si sente quando gli altri giocano e tu rimani dieci ore al giorno in palestra. Soffri, sbuffi, non vedi l’ora di tornare. E se Rossi non ha potuto farlo nella Fiorentina è normale che abbia cercato un’altra soluzione».

Ma Totti fa bene a insistere? Forse a 39 anni potrebbe darsi pace...

«Francesco non avrà più i 90 minuti, ma è integro e nessuno ha il suo tocco di palla. L’anno scorso ha fatto una bella stagione e credo che possa essere ancora decisivo. Magari non giocherà tutte le partite, però può dare un grande aiuto alla Roma».

Anche Toni e Gilardino sono sempreverd­i.

«Luca ha vinto il titolo di cannoniere sette mesi fa, Gila davanti alla porta è implacabil­e.

Contano il fisico e le motivazion­i: finché reggono è giusto andare avanti. Anche perché l’esperienza aiuta».

Bobo ma lo scudetto finirà sulle maglie della Juve anche quest’anno?

«È rientrata alla grande ed è favorita. Però non può vincere sempre e per questo Napoli e Inter devono stare sul pezzo sino alla fine».

In America che si dice del campionato italiano?

«Io lo trovo migliorato e più competitiv­o. Qui però guardano tutti Barcellona e Real».

Mandzukic è un lottatore, perfetto per il campionato italiano, Dybala mi ricorda Sivori. Icardi deve muoversi di più, ma non si segnano 20 gol per caso. Kalinic è super, Dzeko si riprenderà In Nazionale bisogna aver fiducia in Pellè, Zaza ed Eder: io ce l’ho. Totti a 39 anni può dare ancora una mano alla Roma, Pepito Rossi ha voglia di giocare e ha fatto bene a cambiare squadra

 ??  ?? Attaccante Chistian Vieri, 42 anni, è nato a Bologna, è cresciuto in Australia e oggi, che è un ex calciatore, vive a Miami (Bona, Newpress)
Attaccante Chistian Vieri, 42 anni, è nato a Bologna, è cresciuto in Australia e oggi, che è un ex calciatore, vive a Miami (Bona, Newpress)
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