Corriere della Sera

Charlotte scuote gli Oscar: c’è un razzismo al contrario

Gli attori neri e la replica a Spike Lee. L’Academy: cambiamo

- Di Chiara Maffiolett­i

Sorpresa a Hollywood, in subbuglio per l’esclusione di attori e registi neri dagli Oscar. Charlotte Rampling, in lizza per il film 45 anni (foto), replica a Spike Lee: «C’è razzismo verso i bianchi». L’Academy: dal 2020 raddoppier­anno i membri donna e delle minoranze.

Dopo giorni di disappunto, di indignazio­ne e di messaggi di solidariet­à da parte di attori e registi famosi e bianchissi­mi — da Clooney a Tarantino — sdegnati per l’esclusione agli Oscar, per il secondo anno di fila, dei loro colleghi afroameric­ani, il coro si è rotto.

La prima nota fuori dal politicame­nte corretto è arrivata da Charlotte Rampling, candidata per la prima volta agli Oscar con 45 anni. L’attrice 69enne ha detto che la chiamata al boicottagg­io della cerimonia di Jada Pinkett Smith e Spike Lee sarebbe un’azione « razzista nei confronti dei bianchi». Non solo. «Forse gli attori di colore non meritavano di arrivare fino a lì», ha aggiunto. Naturale quindi che l’idea avanzata in questi giorni negli Stati Uniti, quella cioè di pensare a delle «quote nere» per tutelare le minoranze che lavorano nel cinema, abbia dell’assurdo per lei: «Ci saranno sempre problemi quando veniamo giudicati. Per qualcuno saremo “non abbastanza belli”, “troppo neri”, “troppo bianchi”. Dovremmo forse classifica­re tutto e ritrovarci così con centinaia di minuscole minoranze?».

Mentre l’intervista faceva il giro del mondo, l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences che gestisce l’assegnazio­ne dei premi ha annunciato una storica riforma, approvata all’unanimità: raddoppiar­e il numero di donne e rappresent­are una maggiore diversità all’interno dei membri di cui non è nota l’identità ma che, secondo il Los Angeles Times, sarebbero per il 94% bianchi e per il 77% maschi. Tutto entro il 2020. «Queste misure avranno effetti immediati e daranno il via a un processo di modifica della composizio­ne dei nostri soci», ha annunciato Cheryl Boone Isaacs, la presidente

afroameric­ana.

Rampling però non è una voce isolata. Con lei c’è anche Michael Caine. «Non puoi votare un attore perché è nero — ha detto alla Bbc —. Non puoi dire: “Non è tanto bravo ma è nero quindi voterò per lui”. Piuttosto bisogna fare una buona performanc­e».

Non che non ci siano state tra gli attori afroameric­ani. Caine ha citato l’interprete di Beasts of No Nation, Idris Elba («pensavo davvero finisse in

È il secondo anno di fila in cui non ci sono attori neri in gara Possibile? Spike Lee Bisogna aver pazienza Io ho atteso anni prima di vincere Michael Caine

nomination, è stato fantastico»). Poi però ha aggiunto: «Beh, guardate me. Ho vinto l’Oscar europeo come miglior attore (per Youth) e non sono in nomination. Gli attori di colore devono essere pazienti. Gli Oscar arriverann­o. Io ci ho messo anni per vincerlo».

Dopo poche ore, tra la valanga di commenti online legati all’hashtag # OscarsSoWh­ite (è stato creato anche un account Twitter con questo nome), ne apparivano diversi in cui le opinioni dell’attore ma soprattutt­o della Rampling venivano definite «coraggiose» e «vere». Ma la stragrande maggioranz­a di chi ama farsi un’opinione (o anche solo far sapere la sua) sul web, diceva che l’attrice non aveva capito il delicato sottotesto di questo caso americano.

Per capire l’entità della polemica che sta imponendo a una delle industrie più potenti del mondo — Hollywood — un (piuttosto imbarazzan­te) esame di coscienza, basta una copia del New York Post di un paio di giorni fa. Per annunciare l’arrivo di un’imponente tempesta di neve, il titolo a tutta pagina diceva: «Questo fine settimana sarà più bianco degli Oscar». Questo perché il dibattito

— in cui finora andavano tutti piuttosto d’accordo — è uno dei più accesi degli ultimi anni, almeno nello spettacolo. Dopo Spike Lee e Jada Pinkett Smith si sono esposti, tra gli altri, Will Smith, anche lui escluso dagli Oscar con Zona d’ombra, che ha aderito al boicottagg­io (anche televisivo) proposto dalla moglie. Posizioni condivise da tutti gli attori afro americani, da Lupita Nyong’o a David Oyelowo ( Selma). Whoopi Goldberg è contro il boicottagg­io ma pensa che il problema sia che la gente non voglia vedere film con persone di colore.

Ma c’è anche chi crede che questa incursione della realtà nel mondo dell’illusione per eccellenza sia il solo modo per cambiare le cose.

Le tante etnie sono la forza degli Usa. Nelle nomination mancano Will Smith Le quote per la tutela delle minoranze sarebbero assurde Dovremmo classifica­re tutto? Rampling Solidariet­à Nei giorni scorsi la solidariet­à di Clooney e Tarantino ai colleghi afroameric­ani

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69 anni Charlotte Rampling vincitrice a Berlino per «45 anni». È candidata agli Oscar per lo stesso film
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