Corriere della Sera

LAVORO AUTONOMO, LA NUOVA SFIDA

LAVORO

- Di Dario Di Vico

Nella cultura politica italiana dare pari dignità al lavoro autonomo e a quello dipendente non è operazione da poco, è un’iniezione di discontinu­ità rispetto al '900.

Tommaso Nannicini si appresta nei prossimi giorni ad entrare nell’albo d’oro dei sottosegre­tari alla Presidenza del Consiglio che comprende, tra gli altri, nomi di assoluto prestigio come Giuliano Amato, Gianni Letta ed Enrico Letta. A confermare la notizia, e la promozione del professore bocconiano, è stato direttamen­te Matteo Renzi che ha immediatam­ente legato la nomina all’avanzament­o del disegno di legge governativ­o sul lavoro autonomo. Nannicini ha coordinato la stesura dei decreti attuativi del Jobs act del lavoro subordinat­o e ora il premier l’ha indicato come frontman dell’operazione di recupero del dialogo con il variegato mondo delle partite Iva. Il professore non curerà solo quel dossier, visto che nella sua nuova veste avrà innanzitut­to il compito di coordinare l’unità di missione formata da economisti e giuristi che sarà di stanza presso Palazzo Chigi e sulla quale Renzi conta molto.

Dall’esterno la curiosità (intellettu­ale) è tanta perché questo innesto può rappresent­are un’occasione di crescita della cultura economica della Presidenza e correggere così un profilo che oggi assomiglia sempre più alla democristi­anissima politique d’abord e sempre meno alla progettual­ità blairiana. Del resto nella cultura politica italiana dare pari dignità al lavoro autonomo rispetto a quello dipendente non è un’operazione da poco, è un’iniezione di discontinu­ità rispetto alla tradizione del Novecento. Il disegno di legge dovrebbe essere approvato dal Consiglio dei ministri previsto per la prossima settimana e subito dopo arrivare in Parlamento. In quella sede sarà interessan­te conoscere il giudizio e misurare il comportame­nto nei confronti del pieno riconoscim­ento del lavoro autonomo e della sua capacità di creare valore sia dell’opposizion­e di centro-destra sia del Movimento Cinquestel­le. Il primo dei due schieramen­ti citati potrà attingere al suo recente passato e alla ricca elaborazio­ne di Giulio Tremonti mentre i grillini saranno chiamati, per una volta, ad articolare la loro analisi del mutamento sociale non solo in Tra i nodi più delicati la relazione con il mercato e la dignità profession­ale chiave di mera propaganda. Su tutt’altro versante è significat­ivo annotare come finora la sinistra dem, custode a suo modo dell’ortodossia sindacal-laburista, non abbia sparato sul provvedime­nto e anzi Cesare Damiano ne abbia in qualche modo rivendicat­o il merito.

Il disegno di legge nella stesura finale elaborata da Nannicini con il contributo di un altro bocconiano, Maurizio Del Conte, è anche frutto delle idee e delle proposte delle nuove e combattive associazio­ni delle partite Iva e dei freelance. Ed è singolare che laddove il renzismo è accusato di muoversi spregiudic­atamente per azzerare i corpi intermedi nel momento in cui sceglie di innovare lo faccia con il contributo di un movimento allo stato nascente, come direbbe Francesco Alberoni.

Ciò dimostra, se ce ne fosse bisogno, che non è la funzione di rappresent­anza in sé a costituire un freno al cambiament­o bensì la sua burocratiz­zazione, il prevalere degli interessi dei dirigenti su quelli della base sociale. Un’eventuale e accelerata approvazio­ne di una legge sul lavoro autonomo sarà comunque solo un primo passo: verranno riconosciu­te le prime tutele e verrà incentivat­a la formazione continua.

Ma resteranno irrisolti nodi forse ancora più delicati che spaziano dalla relazione con il mercato alla stessa dignità profession­ale, penso all’adozione di misure fiscali che spingano a crescere dimensiona­lmente e, soprattutt­o, alla possibilit­à di programmar­e da parte dei giovani profession­isti della conoscenza un welfare previdenzi­ale degno di questo nome.

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