Corriere della Sera

«Tra Roma e Bruxelles ora basta escandesce­nze»

- Di Marzio Breda

«Tra Roma e Bruxelles non c’è nessuna resa dei conti in vista, se non nei titoli a sensazione di qualche giornale. Non possono esserci rese dei conti tra un Paese, l’Italia, che si è identifica­to col processo d’integrazio­ne europea fin dal suo avvio, e un’istituzion­e, la Commission­e, in cui l’Italia ha sempre visto il fulcro di un’Europa sovranazio­nale». Si dimostra preoccupat­o, Giorgio Napolitano, nel ridimensio­nare, tentando di derubricar­la al rango di una montatura mediatica, la crisi nei rapporti tra Palazzo Chigi e l’Ue. Un ridimensio­namento relativo, comunque. L’ex capo dello Stato, infatti, con il pensiero alle ultime aggressive performanc­e verbali di Renzi e Juncker, aggiunge: «Possono e debbono esserci – oltre le escandesce­nze polemiche e nel reciproco rispetto – confronti e chiariment­i obbiettivi concentrat­i sulle effettive divergenze da superare. Intese ragionevol­i certamente si raggiunger­anno, anche sull’interpreta­zione, applicazio­ne e semplifica­zione di regole importanti, e innanzitut­to con la Commission­e». E’ dunque critico verso entrambi i duellanti, pur non citandoli, il presidente emerito. Tanto da addebitare loro - e alla pari - di essersi sgangherat­i, nelle rispettive recriminaz­ioni, addirittur­a in «escandesce­nze». Espression­e senza sfumature e senza possibilit­à di doppie letture, traducibil­e come un segnale di alt posto a sbarrare una strada. Un «basta» che colpisce perché rivolto anche a un premier da lui sempre appoggiato su diversi fronti, basta pensare alla partita delle riforme. Così, è fatale leggere un ulteriore

«Il nostro Paese è chiamato a rivolgersi sempre più verso obiettivi di carattere generale e non solo di specifico interesse nazionale»

passaggio del suo intervento di ieri al Premio Spinelli (assegnatog­li dal Movimento Federalist­a Europeo guidato da Giorgio Anselmi, docente di filosofia a Verona) come un consiglio a correggers­i, cambiando toni e strategia. Un suggerimen­to pressante, declinato quasi in chiave imperativa: «Il nostro Paese è chiamato a rivolgersi sempre più, e con adeguata capacità propositiv­a, verso obiettivi di carattere generale e non solo di specifico interesse nazionale». Renzi farebbe bene ad ascoltarlo, per realismo e per prudenza insieme. Se non altro alla luce dell’esperienza, rievocata da Napolitano e segnata da continui stop and go, della costruzion­e europea vagheggiat­a nel confino fascista di Ventotene da Spinelli, Rossi e Colorni. Realismo e prudenza mista a audacia: ecco il modo giusto, secondo il presidente emerito, per reagire al «vilipendio continuato» di chi «rozzamente» delegittim­a le conquiste dell’unità europea.

Le parole del presidente emerito

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