«Tra Roma e Bruxelles ora basta escandescenze»
«Tra Roma e Bruxelles non c’è nessuna resa dei conti in vista, se non nei titoli a sensazione di qualche giornale. Non possono esserci rese dei conti tra un Paese, l’Italia, che si è identificato col processo d’integrazione europea fin dal suo avvio, e un’istituzione, la Commissione, in cui l’Italia ha sempre visto il fulcro di un’Europa sovranazionale». Si dimostra preoccupato, Giorgio Napolitano, nel ridimensionare, tentando di derubricarla al rango di una montatura mediatica, la crisi nei rapporti tra Palazzo Chigi e l’Ue. Un ridimensionamento relativo, comunque. L’ex capo dello Stato, infatti, con il pensiero alle ultime aggressive performance verbali di Renzi e Juncker, aggiunge: «Possono e debbono esserci – oltre le escandescenze polemiche e nel reciproco rispetto – confronti e chiarimenti obbiettivi concentrati sulle effettive divergenze da superare. Intese ragionevoli certamente si raggiungeranno, anche sull’interpretazione, applicazione e semplificazione di regole importanti, e innanzitutto con la Commissione». E’ dunque critico verso entrambi i duellanti, pur non citandoli, il presidente emerito. Tanto da addebitare loro - e alla pari - di essersi sgangherati, nelle rispettive recriminazioni, addirittura in «escandescenze». Espressione senza sfumature e senza possibilità di doppie letture, traducibile come un segnale di alt posto a sbarrare una strada. Un «basta» che colpisce perché rivolto anche a un premier da lui sempre appoggiato su diversi fronti, basta pensare alla partita delle riforme. Così, è fatale leggere un ulteriore
«Il nostro Paese è chiamato a rivolgersi sempre più verso obiettivi di carattere generale e non solo di specifico interesse nazionale»
passaggio del suo intervento di ieri al Premio Spinelli (assegnatogli dal Movimento Federalista Europeo guidato da Giorgio Anselmi, docente di filosofia a Verona) come un consiglio a correggersi, cambiando toni e strategia. Un suggerimento pressante, declinato quasi in chiave imperativa: «Il nostro Paese è chiamato a rivolgersi sempre più, e con adeguata capacità propositiva, verso obiettivi di carattere generale e non solo di specifico interesse nazionale». Renzi farebbe bene ad ascoltarlo, per realismo e per prudenza insieme. Se non altro alla luce dell’esperienza, rievocata da Napolitano e segnata da continui stop and go, della costruzione europea vagheggiata nel confino fascista di Ventotene da Spinelli, Rossi e Colorni. Realismo e prudenza mista a audacia: ecco il modo giusto, secondo il presidente emerito, per reagire al «vilipendio continuato» di chi «rozzamente» delegittima le conquiste dell’unità europea.
Le parole del presidente emerito