«Non facciamo le belle statuine d’Europa»
Renzi alla direzione del Pd: si può rinunciare all’egoismo, però l’interesse nazionale va difeso E sulla lite con Juncker: io talvolta un po’ brutale nella sintesi, ma non siamo i Pierini della Ue
«Non siamo i Pierini dell’Europa». Matteo Renzi affronta la direzione del Pd parlando a lungo d’Europa. Sullo sfondo, e negli interventi di molti, ci sono le tensioni legate al varo della legge sulle unioni civili, i mugugni della minoranza sul ruolo di Verdini e il referendum sulle riforme costituzionali.
Ma Renzi affronta la direzione forte anche di qualche sondaggio riservato, arrivato a Palazzo Chigi. Secondo gli ultimi dati Ipsos, il Pd sarebbe al 31,9 (era al 31,1 il 17 dicembre), mentre il M5s sarebbe in calo dal 29,2 al 26,5. Secondo i dati Swg, il Pd andrebbe ancora meglio: 33,8 per cento, contro il 32,9, mentre il M5S sarebbe al 23,1 (contro il 25.1 del 17 dicembre).
Su referendum, il segretario del Pd è netto: «Non posso pensare di perdere il referendum e dire «scusate è un equivoco». La sconfitta segnerebbe non solo il governo ma la mia stessa credibilità. Questo non è un tentativo di plebiscito da
parte mia, ma etica della responsabilità». È sull’Europa che Renzi ribadisce la linea all’offensiva: «Le regole devono valere per tutti, noi sosteniamo gli ideali europei: serve un’Europa più sociale e meno legata all’austerity». Renzi ammette di essere stato «talvolta un po’ brutale» nella «sintesi» — riecheggiando anche le critiche espresse sul Corriere della Sera da Alberto Alesina — ma la discussione «non può vertere solo su uno 0 virgola in più o in meno sul deficit 2017 o sulle parole di qualche leader permaloso che si offende». Riferimento al presidente della Commissione Jean Claude Juncker. «Guai a fare le belle statuine — prosegue Renzi — anche perché gli altri non lo fanno. Si può rinunciare all’egoismo, ma l’interesse nazionale va difeso». Quanto alla linea di opposizione all’austerity, Renzi sottolinea un dato non irrilevante: «Tutti i Paesi che hanno condiviso la linea politica di Bruxelles, hanno visto una sconfitta alle elezioni. È successo alla Danimarca, alla Polonia, alla Grecia, al Portogallo e anche alla Spagna». La vittoria di Le Pen in Francia e delle formazioni più xenofobe nei Paesi a Nord, non è dovuta, spiega, «alla paura del terrorismo». È data, invece, «dalla mancanza di crescita, dalla disoccupazione e dalla crisi sociale». Poi un passaggio su Schengen che, come aveva anticipato nella riunione precedente con i 29 europarlamentari del Pd, «non può essere messo in discussione».
Poi qualche riflessione più domestica. La legge sulle unioni, «irrinviabile», e le amministrative: «Non vogliamo politicizzare il voto, come fa la sinistra a Torino. A Milano si lavora perché le primarie siano una cosa bella. A Roma, certo, è difficile, dopo tutto quello che è successo, ma ce la faremo». E infine il referendum, sul quale si concede una battuta: «Sarà la prima volta che Berlusconi e Magistratura democratica staranno
«No al voto politicizzato nei comuni, a Roma è dura ma si può vincere Il referendum? Berlusconi schierato con Magistratura democratica»
dalla stessa parte. Roba da comprare i popcorn. Il fronte della conservazione unito».
«Battuta carina», chiosa poi il leader della minoranza Gianni Cuperlo, che però non gradisce: «Non ci sono solo incalliti conservatori, il premier dovrebbe unire non dividere». Anche per questo ribadisce la necessità di separare quel ruolo da quello del segretario del partito: «Sei in grado di farlo Matteo? La giornata ha solo 24 ore. Se sì, fallo davvero. Perché un partito va guidato, strutturato, organizzato, anche per evitare che si creino situazioni di notabilato. In questo momento nel Pd alle minoranze non è garantita una vera agibilità politica. Avevo proposto un congresso tematico: se la strada non è quella, troviamone un’altra ma lasciare le cose come stanno ora è un errore e una rimozione».
La vittoria delle destre Secondo il leader dem, il successo di Le Pen e dei partiti xenofobi al Nord «non è dovuto al terrorismo ma alla mancanza di crescita»
Amministrative e referendum