Le domande ordinarie della Bce e le speculazioni dei mercati
Dalle procedure alla governance, la radiografia di Francoforte
(specie quelle italiane) verso sempre nuove svalutazioni di bilancio e ricapitalizzazioni.
Il contenuto di quella lettera, rimasta finora riservata, rivela che non è così. Le spaventose fluttuazioni di borsa sulle banche dei giorni scorsi sono state innescate da un malinteso, che ha rivelato tutta la diffidenza nel resto mondo verso l’Italia. Quella lettera della Bce in realtà si compone di quaranta domande, raccolte su un foglio digitale tipo Excel, e unite a una richiesta di dati su un secondo foglio in Excel. Ma non mirano alle svalutazioni che si era immaginato, benché il questionario della Bce diventi pressante quando obbliga le banche a fare chiarezza sui loro problemi nel credito.
Le domande della Bce riguardano cinque capitoli: «Strategia e gestione», «Strutture organizzative e risorse», «Governo societario e controllo», «Garanzie», «Classificazione (dei crediti, ndr) e accantonamenti». E non fanno sconti, anche se la prima è apparentemente anodina: «La banca ha una strategia di risoluzione dei Npl?». Si riferisce ai non performing loans, o crediti problematici. Ma i quesiti più stringenti vengono subito: «La strategia di risoluzione degli Npl individua degli obiettivi di riduzione dei deteriorati?» E ancora: «La banca ha ceduto portafogli di Npl negli ultimi tre anni? In caso affermativo, specificare l’ammontare e le caratteristiche degli Npl ceduti e i prezzi di cessione e gli scarti rispetto ai valori nominali e ai valori contabili». In sostanza, la Bce vuole conoscere le perdite e le svalutazioni che le banche (non solo