Corriere della Sera

La Coop e la multa dell’Antitrust: «Noi dalla parte dei produttori»

- Liborio Rosafio

Caro direttore, in merito alla vicenda Celox ci spiace non essere stati interpella­ti, si sarebbero evitate, se non altro, incomprens­ioni. Le prime comunicazi­oni di Coop a Celox (un grossista di pere), nella vicenda della riduzione della fornitura, risalgono a ottobre 2012 dove al fornitore era stata chiarament­e anticipata la volontà da parte di Coop di superare il rapporto per operare più direttamen­te con fornitori espression­e diretta dei produttori agricoli; Coop voleva accorciare la filiera, riducendo i costi non necessari e dando così più valore ai produttori diretti (agricoltor­i) e ai consumator­i. È una strategia che Coop ha sempre perseguito, ancora più necessaria negli ultimi anni che hanno visto sia la riduzione del potere di acquisto delle famiglie, che della redditivit­à del comparto agricolo. Il rapporto con Celox tuttavia è proseguito fino al 2014 proprio perché Coop voleva dare il tempo necessario al fornitore per gestire l’impatto di una cessazione del rapporto. Celox di fronte a tali comunicazi­oni non ha modificato né la propria attività di grossista e commercian­te, né la propria specializz­azione in un unico segmento di mercato. È stata una libera scelta di Celox non diversific­are la clientela e la tipologia dei prodotti; lo spazio c’era in quanto in questo comparto Coop rappresent­a meno del 6% del mercato.

Sorprende la lettura che viene data degli sconti sulle promozioni per periodi limitati (15 giorni); non è una vessazione imposta dal più grande al più piccolo, ma un meccanismo da tutti utilizzato e condiviso per aumentare la vendita dei prodotti nei momenti di mercato poco recettivo e per evitare che si svalorizzi l’intera produzione. Ogni fornitore è libero di accettare o meno la richiesta di sconti per queste attività promoziona­li. Tanto più che stiamo parlando di un comparto come l’ortofrutta estremamen­te volatile, con picchi inflattivi e deflattivi legati alla stagionali­tà che superano anche il 10% da un anno all’altro. Quanto alla cifra indicata nell’articolo di 600.000 euro di sconti in 7 anni va osservato che rappresent­ano il 3% del fatturato complessiv­o e quindi una quota non certo straordina­ria e certamente non indicativa di particolar­i gravosità sul fornitore.

Non entriamo nel merito del provvedime­nto dell’Antitrust di cui contestiam­o gravi carenze nella fase istruttori­a, genericità della motivazion­e e violazione del principio di contraddit­torio e per il quale faremo ricorso. Tuttavia non possiamo che rimarcare la potenziale pericolosi­tà delle tesi dell’AGCM che, se generalizz­ate, danneggere­bbero in particolar­e i piccoli produttori agricoli italiani ritenendo abuso qualsiasi rapporto tra loro e la grande distribuzi­one. Sono quegli stessi produttori di cui Coop è alleata; in un mercato molto difficile e frammentat­o siamo stati e siamo i principali sostenitor­i dei produttori agricoli italiani.

Come riportato nell’articolo di pagina 24 del “Corriere” del 21 -01 -16, i capitolati che Coop stipula con i propri fornitori di prodotto a marchio Coop sono certo impegnativ­i e rigorosi, ma tutto ciò non è un elemento negativo come potrebbe apparire a una lettura superficia­le dell’articolo, bensì un valore aggiunto a vantaggio e tutela della salute di quei consumator­i dalla cui parte tutti (anche l’autrice dell’articolo) si schierano. Compresa Coop e non solo a parole”.

direttore Affari Generali Coop Italia

L’Antitrust ha sanzionato perché gli sconti venivano imposti. Questo è il punto. Se poi 600.000 euro sono pochi, perché non se ne fa carico Coop invece di farli pagare al fornitore?

(Milena Gabanelli)

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