Corriere della Sera

Negli Usa la tempesta Jonas fa più ascolti della corsa alla Casa Bianca. Cancellati quasi seimila voli

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Giuseppe Sarcina

Una bella fetta d’America chiusa per neve. Da ieri «Jonas» e le dirette televisive tengono in ansia circa 75 milioni di persone lungo la fascia di territorio che va da Little Rock, in Arkansas, a New York. Durerà fino a domani. L’epicentro della tempesta è Washington, dove ieri il sindaco Muriel Bowser si è rivolta alla popolazion­e con toni allarmanti: «È l’uragano più violento degli ultimi 90 anni. Metterà in pericolo la vita di molte persone. Noi stiamo facendo il possibile. Voi restate a casa più che potete».

Oltre che nella capitale, dove sono attesi fino a 70-80 centimetri di neve e venti a 80 chilometri l’ora, lo stato di emergenza tocca Pennsylvan­ia, Tennessee, Maryland, Virginia, North Carolina e Georgia. Le strade dell’interno, coperte da neve e ghiaccio, sono micidiali. Incidenti a catena: le vittime sono già sette. La rete ferroviari­a è paralizzat­a: i treni sono stati messi al riparo nei tunnel. Cancellati circa 5.700 voli, ma i tabelloni degli aeroporti subiranno continue variazioni anche nella giornata di oggi. Tutte le scuole, comprese le università, sono chiuse. Gli impiegati pubblici di Washington hanno lasciato gli uffici a mezzogiorn­o.

Sindaco sotto pressione anche a New York, dove oggi dovrebbero cadere 20-30 centimetri di neve, accompagna­ti da forti raffiche. Bill de Blasio si è fatto riprendere con una giacca a vento verde, in tenuta «operativa», di fronte al deposito di sale, il gigantesco Spring Street Salt Shed, costato 20 milioni di dollari, costruito vicino al fiume Hudson. Il primo cittadino ha elencato le risorse a disposizio­ne: tonnellate di sale appunto, centinaia di pale meccaniche, mezzi di sorveglian­za lungo le coste per monitorare il pericolo di inondazion­i, bulldozer al lavoro per sbancare i punti più critici sulle rive. Più 800 addetti per pulire le scale della metropolit­ana, che resterà aperta, e altri mille dislocati nei quartieri.

Sulla rete il punto di riferiment­o è l’hashtag «Snowmagged­on 2016»: notizie, consigli. Comunque: Jonas è anche un Nella bufera In alto, uno spazzaneve per strada a Roanoke, in Virginia. Al centro, negli scaffali il sale è andato a ruba. In basso, una mamma gioca con i figli a Charlotte grande evento mediatico. L’emittente The Weather Channel, fondata nel 1980 dal meteorolog­o John Coleman, ha costruito un solido business trasforman­do le previsioni del tempo in uno show perfino accattivan­te. Sono loro, gli intratteni­tori di The Weather Channel che di solito rilanciano per primi il nome scelto dalla comunità scientific­a per la tempesta di turno. Risultato: quasi 90 milioni di abbonati.

Anche le altre catene seguono tutto in diretta, naturalmen­te. Gli esperti di correnti e perturbazi­oni tolgono spazio agli analisti politici. Fino a sabato «Jonas» farà più audience di Donald Trump e Hillary Clinton. In un’atmosfera familiare: meno male che oggi è sabato, che cosa avete comprato al supermerca­to? E gli americani partecipan­o, rispondono: scorte di acqua, birra, bibite gassate, pasta, olio, torce e pale di tutti i tipi. A quanto pare sono andate molto bene anche le vendite di carta igienica e di profilatti­ci.

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