Palazzo crolla sul Lungotevere, salvi grazie a un’inquilina
La donna ha dato l’allarme. Aperta un’inchiesta: sotto accusa giardino pensile e lavori di ristrutturazione
Quel giardino pensile dell’architetto Lidia Soprani era da mesi oggetto di un contenzioso con i vicini. Una macchia verde — decine di piante con grossi vasi — che occupava gli 80 metri quadri del balcone dell’appartamento della designer ambientale al sesto piano del palazzo di lungotevere Flaminio 70. Giovedì notte al posto del giardino affacciato sul fiume c’erano solo macerie: il balcone è venuto giù tutto insieme, ha travolto l’appartamento al quinto piano — in ristrutturazione — e si è portato dietro il settimo. Erano le 4 e solo per merito dei vigili del fuoco e dell’inquilina dell’attico — Agea Rodriguez — gli abitanti del palazzo erano già in strada da più di tre ore. Così non ci sono stati feriti, ma è subito apparso chiaro che poteva essere una strage.
Un crollo sul quale la procura ha aperto un’inchiesta per disastro colposo: sotto accusa non solo il giardino ma anche i lavori nell’appartamento al piano inferiore, acquistato a Natale dall’ingegner Giuseppe Rigo de Righi, manager della compagnia petrolifera Cygam. Valore un milione e 200 mila euro. L’ipotesi è che, per unire due saloni, la ditta incaricata abbia abbattuto pareti e tramezzi, indebolendo così le colonne portanti, schiacciate dal peso del balcone soprastante. Vigili del fuoco e polizia municipale hanno acquisito nel II Municipio le autorizzazioni (Cila) per l’apertura del cantiere. Forse insufficienti perché per uno stabile di quell’epoca (iniziato nel 1928) sarebbe stata necessaria una deliberazione del condominio: l’indagine dovrà stabilire se esista davvero.
Non solo. Già nel 2010 l’edificio era stata interessato da un crollo e due anni più tardi i pompieri avevano diffidato gli inquilini dall’eseguire lavori di ristrutturazione. «Ho visto le crepe aprirsi in camera da letto e in corridoio — racconta l’inquilina dell’attico —, mi sono spaventata. Già da due notti sentivo rumori strani. Pensavo ai ladri, ma ho dovuto chiamare due volte per far arrivare i soccorsi». Prima il capo squadra Paolo Cucinelli, poi il funzionario dei pompieri Giulio Capuano, hanno constatato che lo sgombero immediato era inevitabile. «Altrimenti — spiega proprio Capuano — avremmo dovuto recuperare persone sotto le macerie».
Le fessurazioni nelle pareti del palazzo sede anche del Teatro Olimpico, dove l’attore Max Giusti aveva da poco concluso la replica di «Pezzi da 90», non si fermavano più. Undici famiglie, 19 persone, sono state portate fuori. Il crollo è avvenuto mentre i soccorritori recuperavano i farmaci di un disabile. Sono corsi in strada, inseguiti da una nube di polvere e detriti: «Il Lungotevere era come bombardato. Macerie ovunque, auto distrutte. Sembrava il crollo delle Torri Gemelle».