«Privacy a rischio», stop al trasferimento di dati tra Europa e Usa
Tra qualche giorno il Garante della privacy potrebbe bloccare tutto. Uno stop che impedirebbe alle imprese americane il trasferimento dei dati relativi a cittadini e consumatori europei verso gli Stati Uniti. La scadenza è fissata per il 31 gennaio e preoccupa il presidente del Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro. Al punto da spingerlo a prendere carta e penna per scrivere al premier Matteo Renzi, chiedendo un suo intervento presso la Ue per risolvere quello che rischia di diventare un tema esplosivo. Basti pensare al flusso di informazioni che transitano da una parte all’altra dell’Atlantico per mano di colossi come, per esempio, Facebook, Google, American Express o Pfizer, tanto per indicare settori e ambiti diversi. Nella lettera a Renzi il Garante riassume il problema, spiegandone l’urgenza. Tutto discende da una causa mossa da Max Schremps, un giovane attivista austriaco, che da anni rimprovera a Facebook di non rispettare le norme sulla privacy. Lo scorso mese di ottobre la Corte di giustizia Ue si è espressa in merito all’azione mossa da Schremps, invalidando un accordo tra Ue e Stati uniti che si chiama Safe Harbour. Un’intesa siglata nel 2000 sotto appunto il nome di «porto sicuro» per certificare l’adeguatezza dei livelli di protezione dei dati personali garantiti dagli Stati Uniti nell’ambito del «trasferimento a fini commerciali dei dati dei cittadini europei verso gli Usa da parte di multinazionali». In pratica, la Corte Ue tre mesi fa ha ritenuto, spiega la lettera, che «la legislazione americana impone limitazioni al diritto alla protezione dei dati che vanno oltre quanto necessario in una società democratica e senza che venga riconosciuto ai cittadini europei alcun rimedio giuridico contro tali
La sentenza Tutto nasce dalla causa intentata da un attivista austriaco contro Facebook su cui si è trovata a decidere la Corte di giustizia dell’Ue
possibili ingerenze». Una sentenza bomba, insomma, corredata dall’indicazione che le autorità di controllo europee hanno il potere di sospendere i trasferimenti di dati verso i Paesi che non assicurano livelli di protezione adeguati. Non a caso, lo scorso 22 ottobre il Garante della privacy ha dichiarato decaduta l’autorizzazione con cui nel 2001 aveva dato luce verde sul Safe Harbour. Intanto in sede Ue è stata sollecitata la necessità di riscrivere un nuovo accordo con gli Stati Uniti che tenga conto dei rilievi della Corte. Finora non è accaduto e il termine per mettere tutti d’accordo è il 31 gennaio. Oltre quella data, le Autorità di protezione dei dati potranno intervenire, bloccandone il trasferimento.