Corriere della Sera

«Privacy a rischio», stop al trasferime­nto di dati tra Europa e Usa

- Di Andrea Ducci

Tra qualche giorno il Garante della privacy potrebbe bloccare tutto. Uno stop che impedirebb­e alle imprese americane il trasferime­nto dei dati relativi a cittadini e consumator­i europei verso gli Stati Uniti. La scadenza è fissata per il 31 gennaio e preoccupa il presidente del Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro. Al punto da spingerlo a prendere carta e penna per scrivere al premier Matteo Renzi, chiedendo un suo intervento presso la Ue per risolvere quello che rischia di diventare un tema esplosivo. Basti pensare al flusso di informazio­ni che transitano da una parte all’altra dell’Atlantico per mano di colossi come, per esempio, Facebook, Google, American Express o Pfizer, tanto per indicare settori e ambiti diversi. Nella lettera a Renzi il Garante riassume il problema, spiegandon­e l’urgenza. Tutto discende da una causa mossa da Max Schremps, un giovane attivista austriaco, che da anni rimprovera a Facebook di non rispettare le norme sulla privacy. Lo scorso mese di ottobre la Corte di giustizia Ue si è espressa in merito all’azione mossa da Schremps, invalidand­o un accordo tra Ue e Stati uniti che si chiama Safe Harbour. Un’intesa siglata nel 2000 sotto appunto il nome di «porto sicuro» per certificar­e l’adeguatezz­a dei livelli di protezione dei dati personali garantiti dagli Stati Uniti nell’ambito del «trasferime­nto a fini commercial­i dei dati dei cittadini europei verso gli Usa da parte di multinazio­nali». In pratica, la Corte Ue tre mesi fa ha ritenuto, spiega la lettera, che «la legislazio­ne americana impone limitazion­i al diritto alla protezione dei dati che vanno oltre quanto necessario in una società democratic­a e senza che venga riconosciu­to ai cittadini europei alcun rimedio giuridico contro tali

La sentenza Tutto nasce dalla causa intentata da un attivista austriaco contro Facebook su cui si è trovata a decidere la Corte di giustizia dell’Ue

possibili ingerenze». Una sentenza bomba, insomma, corredata dall’indicazion­e che le autorità di controllo europee hanno il potere di sospendere i trasferime­nti di dati verso i Paesi che non assicurano livelli di protezione adeguati. Non a caso, lo scorso 22 ottobre il Garante della privacy ha dichiarato decaduta l’autorizzaz­ione con cui nel 2001 aveva dato luce verde sul Safe Harbour. Intanto in sede Ue è stata sollecitat­a la necessità di riscrivere un nuovo accordo con gli Stati Uniti che tenga conto dei rilievi della Corte. Finora non è accaduto e il termine per mettere tutti d’accordo è il 31 gennaio. Oltre quella data, le Autorità di protezione dei dati potranno intervenir­e, bloccandon­e il trasferime­nto.

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