Corriere della Sera

«I social hanno cambiato tutto. È il momento di reagire

Diane von Fürstenber­g, presidente della Camera della moda Usa: dobbiamo allinearci con il pubblico finale

- 4 Michela Proietti

a prima pietra l’ha scagliata il popolo dei social: che frustrazio­ne navigare per ore tra Instagram e Pinterest alla ricerca dell’abito dei sogni, e poi, dover aspettare sei mesi per poterlo comperare.

Diane von Fürstenber­g, la stilista-principess­a, presidente­ssa del Council of Fashion Designers of America, ha cominciato a rifletterc­i su. Con una intuizione che ha prevalso sulle altre: gli unici a trarre vantaggio dalla moda «in differita» sono quelli che copiano le collezioni. Per venderle, magari, a prezzi low cost. «Le sfilate, come le conosciamo oggi, sono state create per gli addetti ai lavori, le riviste, i quotidiani, i buyers», dice al Corriere Diane von Fürstenber­g, che ammette come siano stati i social a innescare il corto circuito generale.

«Con la tecnologia sempre più presente e l’enorme potere dei social media, fenomeno sviluppato­si solo recentemen­te, i contenuti presentati in sfilata ora arrivano direttamen­te ai consumator­i, generando in loro appetibili­tà e, allo stesso tempo, un senso di impotenza per l’impossibil­ità di poterli acquistare immediatam­ente in negozio».

Sono in tanti gli stilisti internazio­nali che si stanno ammutinand­o. Ci sono i «londinesi» Tom Ford, Thomas Taint certa allure, ma economicam­ente richiede forti investimen­ti», spiega Gaia Trussardi alla Pinacoteca di Brera dove ha creato una art installati­on su spirituali­tà e musica. A indossare pantaloni in velluto e giacche in pelle ispirati dalle icone del rock Anni 70 non c’erano modelli, ma musicisti reclutati online impegnati a cantare le cover di Dylan e compagni. Di base, una sfilata non costa meno di 400 mila euro, metà per l’evento e altrettant­i per la collezione, «ma quando arriva l’analisi che misura il ritorno editoriale, ti rendi conto che, forse, mettendo in campo un paio di Instagramm­er con migliaia di follower, avresti avuto più ritorno, spendendo 10 mila euro. E bisogna ammetterlo, dei capi creati per una sfilata che deve essere spettacola­re, va in vendita sì e no il 15%», continua la designer. I social media danno a tutti la possibilit­à di essere protagonis­ti

Diane von Fürstenber­g e anche Alasdhair Willis, dal 2013 direttore creativo di Hunter: il marito di Stella Mc Cartney, fondatore di Wallpaper, pare che punti sui music festival come Coachella, per far sfilare la stagione in corso.

A New York, dalla parte di Diane, ci sono Takoon, Rebecca Minkoff e Marc Jacobs. «Brand e designer oggi devono affrontare molte sfide — osserva Diane von Fürstenber­g —, tra cui tempi di consegna sempre più veloci, l’abilità di marchi fast fashion nel far proprie tendenze e proposte e una confusione generale nei messaggi creativi che i designer propongono. Il confronto su tutte queste problemati­che e fanno crollare l’antico snobismo. Al contrario oggi è «l’inclusione a creare un mondo desiderabi­le. La musica l’ha capito prima e infatti ai concerti i cantanti chiamano sul palco i fan». Una tesi confermata dalla tendenza delle griffe ad allestire boutique con il calore di una casa.

«Non mi piace dove sta andando il sistema: ti giochi il lavoro di sei mesi in 20 minuti di sfilata. Io torno alle presentazi­oni, difendo il sogno», si sfoga Andrea Pompilio, stilista della new wave milanese. Con i negozi in difficoltà, come riconosce anche Giorgio Armani, le aziende devono compiere scelte oculate sui prodotti e sulla comunicazi­one. «Non ha più senso aspettare sei mesi per mandare i capi in negozio, rischi che la gente se ne sia dimenticat­a», osserva Riccardo Sciutto, general manager di Hogan all’evento organizzat­o nelle ex Poste, spiegando la scelta di ha portato ad un punto in cui si deve reagire, adattarsi e allinearsi a ciò che il pubblico finale vede, con consegne reattive».

Prima di imboccare la via del cambiament­o, la presidente­ssa del Cfda ha interpella­to il The Boston Consulting Group. «Credo che il mio compito sia di proteggere e promuovere la creatività degli stilisti americani. Ho sentito il dovere di delegare un’analisi, che ha interrogat­o i leader del sistema moda, analizzato la situazione e sviluppato un parere su queste difficoltà. Riceveremo il report in alcune settimane».

Tempi di consegna sempre più veloci e marchi di fast fashion Le sfide da affrontare sono tante Ho richiesto uno studio che ci aiuti a fare il punto sulla situazione per poter superare le difficoltà

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