Corriere della Sera

Lunga o alla coreana, la camicia cambia

Le stampe tenere (per lui). Gavazzeni, ad di Bagutta: basta cifre ricamate, sono inguardabi­li

- Maria Teresa Veneziani

a più attuale nell’era 3.0 ha il colletto tagliato alla coreana, che fa subito un po’ intellettu­ale. La camicia perde l’antica rigidità ma si conferma uno dei capi di tendenza della primavera estate quasi a voler ristabilir­e un po’ di regole (d’eleganza) in tanta anarchia di stampe, colori e stili. Del resto nessun capo racchiude tante qualità quanto una camicia bianca: è donante perché illumina il volto, ti fa sentire a posto in qualunque occasione, è versatile: rassicuran­te divisa per il lavoro, indossata con un pantalone nero; intrigante e seduttiva se portata con un paio di jeans fin dai tempi di Marilyn Monroe; alleata di una sera chic, lasciata un po’ sbottonata e portata dentro a una gonna di seta blu alla maniera di Sharon Stone.

Sul fascino della camicia ha fondato la sua fortuna Bagutta, azienda con sede ad Arcore che punta tutto sull’attenzione al dettaglio e alla qualità, caratteris­tiche tipiche dello stile milanese. «Utilizziam­o tessuti d’alta gamma dei cotonifici Albini e Thomas Mason», racconta Marilyn Monroe negli anni 50 al mare con i jeans e la camicia bianca: un’icona. A destra, camicia in flanella con disegni naïf e camicione al ginocchio di Bagutta Antonio Gavazzeni, terza generazion­e e amministra­tore delegato della Cit, l’azienda di famiglia. «Fu creata dal cavalier Lombardi e da un mio prozio, ma fu mio padre Pino a creare la griffe Bagutta nel 1975, mentre s’imponeva la produzione industrial­e del prêt- à- portert » . Il nonno è Gianandrea, mitico direttore d’orchestra, pianista, compositor­e e scrittore. Antonio, 48 anni, è un dandy che nel guardaroba possiede un centinaio di camicie divise per colori — «bianco, blu navy, azzurro indaco, e anche rosso e fragola». Non si fa alcun problema a dire che a lui le cifre sulla camicia proprio non piacciono. «Le hanno inventate negli Stati Uniti quando le persone viaggiavan­o sole e mandavano le camicie in lavanderia: le iniziali servivano a ritrovarle. Qualcuno le chiede anche su polsini e colletto, ma proprio non si possono guardare».

Le aziende non possono non tenere conto dei cambiament­i sociali. « Il cliente è sempre più attento al rapporto qualità-prezzo e al servizio oltre che alle tendenze». La camicia bianca resta quella più richiesta, simbolo del nuovo minimal chic che travalica i generi, ma nelle collezioni primavera estate 2016 s’impone l’azzurro Oxford. «Ritorna anche il camicione al ginocchio, da indossare con il sandalo basso e, volendo, con la cintura», continua Gavazzeni.

Gli stiliti sono concordi nell’affermare che non c’è nulla di più sexy di una donna con la camicia che sembra rubata al suo partner. E mentre oggi gli uomini sfilano in passerella con il gilet e le maglie direttamen­te sulla pelle, «le donne si confermano le maggiori fan della camicia da smoking, con plastron o ruche sul davanti», osserva l’imprendito­re.

«Anche per l’uomo cambiano le proporzion­i: la camicia si adatta alle nuove silhouette, più vicine al corpo anche se ora si stanno un po’ ammorbiden­do, come quelle femminili», continua l’imprendito­re che al Pitti ha presentato le nuove camicie da uomo bianche con il colletto un po’ stondato, un po’ Preppy, lo stile adottato dalle università Usa negli anni 70 in risposta agli sconvolgim­enti di Woodstock. «Si portano sotto al cardigan tricottato, anche senza cravatta». E oggi che l’uomo ha imparato a giocare e a divertirsi, Per lei gran ritorno del camicione lungo al ginocchio, se si vuole con la cintura

la camicia in flanella grigia si riempie di orsetti e fiorellini.

Un milione di capi venduti in anno per l’azienda che produce anche per celebri stilisti e modella le camicie sulle esigenze di mercato, «più lunghe quelle americane, più piccole quelle per i paesi asiatici».

«L’uomo vale il 65 per cento del fatturato ( 35 milioni e mezzo compresi i marchi di proprietà, licenze e forniture) con una crescita del 10% nel 2015» spiega l’imprendito­re che a Firenze ha presentato anche la nuova licenza di abiti da casa, viaggio e tempo libero, dai boxer ai pigiami e alle tute comode anche in viaggio. «Sono venuti a visitarci i buyer dei principali store e boutique: Kadeve di Berlino, i giapponesi Isetan e Tomorrowla­nd, oltre a Cortecci di Siena e Principe di Forte dei Marmi. Ogni volta mi rendo conto che l’Italia ha grandissim­e possibilit­à. Spesso facciamo l’errore di sottostima­rci».

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