Corriere della Sera

Pesi, lampare e cavallina: la palestra vintage

A Milano Chichi Meroni smorza la tecnologia sportiva: «Mi ha ispirato il sottomarin­o di Verne»

- Silvia Nani

ingresso è quello di tante case alto borghesi anni 40 nel centro storico di Milano. Eppure, oltrepassa­ta la porta verso il cortile, già la scala incapsulat­a in una griglia in ferro verde acqua e un portoncino dello stesso colore lasciano intuire l’accesso a un luogo insolito. Giù, ancora più giù, tra pareti a strisce grigie, gradini neri rischiarat­i da un lampadario a gocce conducono a un portoncino (stagno) che richiama alla memoria i sottomarin­i di inizio secolo: «Nautilus», recita la targa. «Un luogo sotterrane­o, segreto, dove sentirsi protetti in un’atmosfera appartata, ma accoglient­e come una casa», così Chichi Meroni descrive la palestra da lei ideata, a poca distanza dalla sua piccola enclave creativa: negozio di moda e galleria di arredo — entrambi con pezzi vintage originali anni 50 e 60 e di ispirazion­e disegnati da lei — e un caffè-ristorante-salotto-libreria nello stesso stile.

Nautilus, la palestra inventata dieci anni fa esatti dalla riconversi­one di una serie di cantine e appena rinnovata per renderla ancora più domestica: colori alle pareti, stampe incornicia­te, oggetti disseminat­i un po’ ovunque. L’ispirazion­e è il sottomarin­o protagonis­ta di «Ventimila leghe sotto i mari» di Jules Verne: «Lì si ritrovavan­o un gruppo di persone accomunate dallo stesso modo di essere, misurato e attento ai dettagli. E qui è uguale: chi viene si sente coccolato come se questo fosse un proprio spazio personale, tutti si conoscono ma non è un luogo dove venire per socializza­re», spiega Chichi Meroni e si capisce che questo è il modo di essere in cui lei stessa si ritrova.

Dall’ingresso-reception l’impatto è subito l’arredo da casa eclettica: divanetto in velluto viola a fregi dorati, un orologio gigante che sembra uscito da una fiaba, seggioline da esterni e la statua di una donna nella posa di allacciars­i un braccialet­to messa ad accogliere gli ospiti. «Era nel giardino della mia casa di famiglia ed è sempre stata la mia icona femminile: emana grazia, piacere per il corpo e i suoi ornamenti secondo un’idea di bellezza fatta di giuste proporzion­e e qualche rotondità. Che per me equivalgon­o al benessere » , spiega. Dietro una parete- paravento si apre l’ambiente più grande, dove le classiche «macchine» da palestra si alqui: Dettagli rétro Nell’ingresso, un divanetto e l’orologio di un campanile; a fianco, lo spogliatoi­o; a sin. , la cavallina di un vecchio centro sportivo ternano agli oggetti: pouf, lampade («Lampare da pescatore riadattate», spiega), quadri («A soggetto sport, dal cricket allo sci, e di ogni epoca e provenienz­a»), oggetti a tema, che siano la cavallina o la vecchia palla in cuoio di inizio Novecento. Accanto c’è la stanza del pilates, e gli arredi sono anche «La scrivania, che usa il medico per l’incontro con chi arriva per la prima volta, e gli armadietti in ferro provengono da un antico ospedale: riprendono il tema del ferro arrugginit­o e patinato quasi fosse corroso dal mare».

Spirito d’antan e luci fioche da sottomarin­o sono il filo conduttore Allenament­o domestico La stanza del pilates del Nautilus, che affianca alle macchine oggetti «da casa» come la specchiera, le lampadelam­pare e i mobiletti in ferro primi Novecento della zona massaggi, nascosta dietro un grande cancello-portale in legno, dove alle pareti l’arancio (energizzan­te) lascia il posto al verde acqua rilassante: tra lettini in ferro e pezzi in bambù primi Novecento ci si può concedere un massaggio thai o il cranio-sacrale, ma anche una sauna o bagno turco. Mimetizzat­a in un angolo tra i due spogliatoi, una porta di ferro: «È un accesso sotterrane­o che porta sotto il Naviglio. L’ho scoperto quando già avevo pensato al parallelo con la storia di Jules Verne e mi è sembrato un incrocio del destino». Musica bassa, fragranze delicate che aleggiano nell’aria, nessun angolo ristoro ma solo acqua: «Le attenzioni ci sono, ma non “gridate”: credo che oggi ci sia bisogno di ritornare a una dimensione più umana di intendere la forma fisica, fatta di tranquilli­tà, cure personaliz­zate, dettagli piacevoli. E un pizzico di sogno, come sentirsi in un sommergibi­le che naviga sotto il “mare” di Milano».

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