Dormire nel lettone Sì, ma non dopo i tre anni
Ci avevano spiegato che è un’abitudine fuori luogo, che fa di noi genitori iperprotettivi Ma ora gli esperti hanno cambiato idea
ettone: sì o no? Il sonno (con)diviso è il cruccio di mamme e papà. Ma è anche un argomento molto discusso dagli esperti e (spesso) soggetto a «mode» educative. Negli ultimi anni la nanna fatta in comune con i bambini è stata bandita e i genitori che dormivano con i figli sono stati considerati fuori luogo e iperprotettivi. Ma è cambiato il vento, come direbbe Mary Poppins.
Sulla rivista scientifica Nature si dimostra come il cosleeping non sia un vizio, né un problema (se entrambi i genitori sono d’accordo). E non sia la causa di disagi relazionali, sociali o di sviluppo come si è asserito in passato. «Noi occidentali ci preoccupiamo più di ciò che vogliamo che i bambini diventino, piuttosto che capire chi sono veramente e di cosa hanno bisogno — afferma l’antropologo americano, James J. McKenna, riconosciuto come uno dei massimi esperti sul cosleeping —. L’idea che i neonati si debbano calmare da soli è una costruzione culturale che non ha alcuna evidenza empirica. Quando è nato mio figlio ho scoperto che potevo manipolare il suo respiro cambiando la velocità del mio. La mia ricerca, più tardi, ha confermato che l’espirazione e l’inspirazione della madre e del bambino sono regolate dalla presenza l’uno dell’altra. Sentire i loro petti alzarsi e abbassarsi in sincrono dà sicurezza a entrambi. Per diventare autonomi aiuta tanto un’infanzia di vicinanza, accettazione e accudimento».
Prima della nascita la maggior parte delle mamme e dei papà ha ben chiaro come comportarsi: «Mai nel lettone». Alcuni resistono. Altri si fanno intenerire o cedono per stanchezza a causa dei continui richiami. In pochi hanno la «fortuna» che il figlio si innamori a prima vista del suo lettino. Ma perché si pensa che condividere lo spazio notturno sia sbagliato? «Non esiste una formula giusta per chiunque — spiega Margot Sunderland, direttrice del Center for Child Mental Health di Londra (childmentalhealthcentre.org) —. La regola è che i genitori siano compatti sulla linea da seguire. Consiglio di fare ciò che funziona per la famiglia. Conoscete il vostro bimbo meglio di chiunque altro. E sappiate che madri e padri con meno preconcetti sono generalmente più felici e molto meno inclini al disappunto quando i loro pargoli non si comportano “come dovrebbero”, vale a dire, dormire tutta la notte. I piccoli non hanno programmi, non cercano di rendere tutto difficile né di manipolare. Nei primi mesi di vita, inoltre, hanno soltanto bisogni e non volontà».
Il segreto per essere genitori soddisfatti è non farsi condizionare. «Non giudicate il sonno di vostro figlio con l’idea che “i bambini bravi” dormono tutta la notte», asserisce Loretta Pergolesi, psicologa dell’età evolutiva. Il momento della nanna deve essere «un distacco delicato — continua la pedagogista, Maddalena Rospi —. Essere lasciato solo forzatamente può causare ansia e insonnia a lungo termine.Studi recenti dimostrano che più il desiderio di “dipendenza” è accolto con tranquillità, più facilmente il bambino diventerà autonomo. Ma riposare insieme può essere una scelta ammissibile fino ai tre anni, massimo cinque. Dopo, devono esistere spazi distinti per la conquista dell’indipendenza».
Genitori, state tranquilli. Non bisogna per forza condividere il letto per far crescere i bimbi sicuri e felici: «I timori e le insicurezze dei piccoli possono essere soddisfatti pienamente durante il giorno — conclude Sunderland —. Basta ricordare che non si dimostra di essere “grandi” imparando a dormire nella propria stanzetta senza fare storie. E poi, avete mai visto un ragazzino di 10 anni ancora nel lettone?».