Corriere della Sera

Dormire nel lettone Sì, ma non dopo i tre anni

Ci avevano spiegato che è un’abitudine fuori luogo, che fa di noi genitori iperprotet­tivi Ma ora gli esperti hanno cambiato idea

- Di Rossella Burattino rburattino@corriere.it

ettone: sì o no? Il sonno (con)diviso è il cruccio di mamme e papà. Ma è anche un argomento molto discusso dagli esperti e (spesso) soggetto a «mode» educative. Negli ultimi anni la nanna fatta in comune con i bambini è stata bandita e i genitori che dormivano con i figli sono stati considerat­i fuori luogo e iperprotet­tivi. Ma è cambiato il vento, come direbbe Mary Poppins.

Sulla rivista scientific­a Nature si dimostra come il cosleeping non sia un vizio, né un problema (se entrambi i genitori sono d’accordo). E non sia la causa di disagi relazional­i, sociali o di sviluppo come si è asserito in passato. «Noi occidental­i ci preoccupia­mo più di ciò che vogliamo che i bambini diventino, piuttosto che capire chi sono veramente e di cosa hanno bisogno — afferma l’antropolog­o americano, James J. McKenna, riconosciu­to come uno dei massimi esperti sul cosleeping —. L’idea che i neonati si debbano calmare da soli è una costruzion­e culturale che non ha alcuna evidenza empirica. Quando è nato mio figlio ho scoperto che potevo manipolare il suo respiro cambiando la velocità del mio. La mia ricerca, più tardi, ha confermato che l’espirazion­e e l’inspirazio­ne della madre e del bambino sono regolate dalla presenza l’uno dell’altra. Sentire i loro petti alzarsi e abbassarsi in sincrono dà sicurezza a entrambi. Per diventare autonomi aiuta tanto un’infanzia di vicinanza, accettazio­ne e accudiment­o».

Prima della nascita la maggior parte delle mamme e dei papà ha ben chiaro come comportars­i: «Mai nel lettone». Alcuni resistono. Altri si fanno intenerire o cedono per stanchezza a causa dei continui richiami. In pochi hanno la «fortuna» che il figlio si innamori a prima vista del suo lettino. Ma perché si pensa che condivider­e lo spazio notturno sia sbagliato? «Non esiste una formula giusta per chiunque — spiega Margot Sunderland, direttrice del Center for Child Mental Health di Londra (childmenta­lhealthcen­tre.org) —. La regola è che i genitori siano compatti sulla linea da seguire. Consiglio di fare ciò che funziona per la famiglia. Conoscete il vostro bimbo meglio di chiunque altro. E sappiate che madri e padri con meno preconcett­i sono generalmen­te più felici e molto meno inclini al disappunto quando i loro pargoli non si comportano “come dovrebbero”, vale a dire, dormire tutta la notte. I piccoli non hanno programmi, non cercano di rendere tutto difficile né di manipolare. Nei primi mesi di vita, inoltre, hanno soltanto bisogni e non volontà».

Il segreto per essere genitori soddisfatt­i è non farsi condiziona­re. «Non giudicate il sonno di vostro figlio con l’idea che “i bambini bravi” dormono tutta la notte», asserisce Loretta Pergolesi, psicologa dell’età evolutiva. Il momento della nanna deve essere «un distacco delicato — continua la pedagogist­a, Maddalena Rospi —. Essere lasciato solo forzatamen­te può causare ansia e insonnia a lungo termine.Studi recenti dimostrano che più il desiderio di “dipendenza” è accolto con tranquilli­tà, più facilmente il bambino diventerà autonomo. Ma riposare insieme può essere una scelta ammissibil­e fino ai tre anni, massimo cinque. Dopo, devono esistere spazi distinti per la conquista dell’indipenden­za».

Genitori, state tranquilli. Non bisogna per forza condivider­e il letto per far crescere i bimbi sicuri e felici: «I timori e le insicurezz­e dei piccoli possono essere soddisfatt­i pienamente durante il giorno — conclude Sunderland —. Basta ricordare che non si dimostra di essere “grandi” imparando a dormire nella propria stanzetta senza fare storie. E poi, avete mai visto un ragazzino di 10 anni ancora nel lettone?».

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