Corriere della Sera

«Io parlo da sola», le parole nude che raccontano i nostri sentimenti

- Di Maria Serena Natale msnatale@corriere.it

l 30 ottobre 1938 la radio americana Cbs trasmise in diretta l’inizio di una finta apocalisse, un’invasione di marziani atterrati in una fattoria del New Jersey. Al microfono c’era Orson Welles, il programma ispirato a un romanzo di fantascien­za doveva solo riempire un buco di palinsesto ma negli Usa si scatenò il panico e il caso si studia ancora adesso. Potere della radio. Forza della parola nuda che tocca tutti e ciascuno, crea mondi e storie. L’ascolto oggi è una dimensione sottovalut­ata. Parliamo molto, diciamo poco. La radio ristabilis­ce quella connession­e intima e potente. Radio27 è un esperiment­o di riappropri­azione della parola, con format, interviste, domande fuori dagli schemi. «Io parlo da sola» è un esperiment­o nell’esperiment­o. Un flusso di pensieri e parole sulle trappole che si annidano nel racconto dei sentimenti. Maschi e femmine, dialogo impossibil­e? Difficile, talvolta surreale. Come quando ci lasciamo addosso segni sorprenden­ti, ci cambiamo a vicenda tentando a ogni passo di ri-conoscerci nel cambiament­o. Nell’ultimo radiopost della rubrica parlo di contagio, di quel soffio che corre impercetti­bile da me a te lasciando fili d’erba e lentiggini sul cappotto. Contagiars­i è sempre migliorars­i? Chi dà, chi prende... «dare e avere» non ha senso in amore. Anche perché, come disse Jacques Lacan, «l’amore è dare ciò che non si ha». Riversare sull’altro i nostri vuoti, i desideri, le richieste feroci del demone di Platone, Eros figlio di Povertà che ci avvince a una mancanza fondamenta­le e capovolge l’identità. Identità come ricerca, spostament­o di confini, domanda sul mondo. In radio posso scavare senza perdere la leggerezza. Tanto, chi mi sente... io parlo da sola.

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