Montepaschi, l’ipotesi del Santander Siena vende altri crediti difficili
L’amministratore delegato Viola: ringrazio le istituzioni, la banca è solida
Il titolo del Monte Paschi di Siena ieri ha recuperato un altro 2,74% a 0,75 euro, dopo la caduta di mercoledì e il rally di giovedì. La capitalizzazione, ora di poco sopra i 2 miliardi, resta ben al di sotto rispetto ai livelli d’inizio anno, quando il valore in Borsa era pari a 3,6 miliardi. La Consob, dopo le turbolenze dei giorni scorsi, ha avviato accertamenti per verificare se ci siano stati abusi di mercato.
Proprio il fattore mini prezzo, unito alle parole del premier Matteo Renzi, che ha sottolineato la necessità di un’aggregazione per Siena, ha contribuito a riaccendere i fari sulla banca. In particolare ieri l’agenzia «Ansa» ha parlato di un dossier sul tavolo della banca spagnola Santander (che nel 2007 ha venduto a Mps l’Antonveneta), che sarebbe «più avanti» rispetto a Bnp Paribas. Il Santander ha rilasciato un «no comment» ma in passato non ha posizionato l’Italia fra le aree in cui intenderebbe espandersi.
E dopo che nei giorni scorsi Renzi e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan hanno definito «solida» e «risanata» la banca di Siena, ieri l’amministratore delegato Fabrizio Viola si è detto «felice» per le
«I soci di controllo anziché accompagnare la società nel percorso di risanamento ambientale, hanno privato Ilva delle risorse finanziarie per attuare gli ingenti investimenti a ciò necessari». È in sintesi l’atto di accusa presentato al Tribunale di Milano dai commissari dell’Ilva Piero Gnudi (nella foto), Corrado Carruba ed Enrico Laghi insieme alla richiesta di due miliardi di euro di danni ai Riva, a Riva Fire e a Riva Forni Elettrici. Alla cifra di due miliardi i commissari arrivano — sulla base di uno studio di Price Waterhouse — calcolando il valore che Ilva avrebbe avuto se la società parole espresse dalle istituzioni. «Felice», afferma in una nota, «per quanto viene autorevolmente riconosciuto alla nostra banca», che «non solo conferma le mie dichiarazioni dello scorso mercoledì, ma dimostra, avesse potuto disporre di una somma pari a 1,13 miliardi derivante dalla dismissione delle partecipazioni in due casseforti del gruppo per attuare il piano industriale e il risanamento aziendale. Quella somma, invece, fu utilizzata per il rimborso anticipato di finanziamenti concessi a Ilva da Stahl (controllata da Riva Fire). Per i commissari, a causa del mancato adempimento alle prescrizioni Aia, Ilva si è vista (da luglio 2012) oggetto di provvedimenti restrittivi da parte dell’Autorità giudiziaria, e poi commissariata. ancora una volta, la solidità patrimoniale e finanziaria di Mps e la capacità del gruppo di saper affrontare e superare anche le sfide più complesse e inaspettate».
Certo, degli interventi di Renzi sul tema Montepaschi, non è sfuggita nemmeno la «preferenza» espressa dal premier per una possibile opzione italiana, pur avendo premesso che «la soluzione migliore sarà quella che deciderà il mercato». Perciò, dopo che Intesa Sanpaolo e Mediobanca hanno precisato di non avere alcun interesse per Mps e Unicredit ha indicato di non aver ricevuto pressioni dal governo per un intervento, hanno ripreso quota ipotesi relative a un interesse da parte di Ubi, più volte in passato collocata fra i candidati per Siena. Intanto ieri Mps ha perfezionato una nuova operazione di cartolarizzazione del portafoglio crediti leasing per 1,6 miliardi.