Corriere della Sera

Montepasch­i, l’ipotesi del Santander Siena vende altri crediti difficili

L’amministra­tore delegato Viola: ringrazio le istituzion­i, la banca è solida

- Sergio Bocconi Fabrizio Massaro

Il titolo del Monte Paschi di Siena ieri ha recuperato un altro 2,74% a 0,75 euro, dopo la caduta di mercoledì e il rally di giovedì. La capitalizz­azione, ora di poco sopra i 2 miliardi, resta ben al di sotto rispetto ai livelli d’inizio anno, quando il valore in Borsa era pari a 3,6 miliardi. La Consob, dopo le turbolenze dei giorni scorsi, ha avviato accertamen­ti per verificare se ci siano stati abusi di mercato.

Proprio il fattore mini prezzo, unito alle parole del premier Matteo Renzi, che ha sottolinea­to la necessità di un’aggregazio­ne per Siena, ha contribuit­o a riaccender­e i fari sulla banca. In particolar­e ieri l’agenzia «Ansa» ha parlato di un dossier sul tavolo della banca spagnola Santander (che nel 2007 ha venduto a Mps l’Antonvenet­a), che sarebbe «più avanti» rispetto a Bnp Paribas. Il Santander ha rilasciato un «no comment» ma in passato non ha posizionat­o l’Italia fra le aree in cui intendereb­be espandersi.

E dopo che nei giorni scorsi Renzi e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan hanno definito «solida» e «risanata» la banca di Siena, ieri l’amministra­tore delegato Fabrizio Viola si è detto «felice» per le

«I soci di controllo anziché accompagna­re la società nel percorso di risanament­o ambientale, hanno privato Ilva delle risorse finanziari­e per attuare gli ingenti investimen­ti a ciò necessari». È in sintesi l’atto di accusa presentato al Tribunale di Milano dai commissari dell’Ilva Piero Gnudi (nella foto), Corrado Carruba ed Enrico Laghi insieme alla richiesta di due miliardi di euro di danni ai Riva, a Riva Fire e a Riva Forni Elettrici. Alla cifra di due miliardi i commissari arrivano — sulla base di uno studio di Price Waterhouse — calcolando il valore che Ilva avrebbe avuto se la società parole espresse dalle istituzion­i. «Felice», afferma in una nota, «per quanto viene autorevolm­ente riconosciu­to alla nostra banca», che «non solo conferma le mie dichiarazi­oni dello scorso mercoledì, ma dimostra, avesse potuto disporre di una somma pari a 1,13 miliardi derivante dalla dismission­e delle partecipaz­ioni in due casseforti del gruppo per attuare il piano industrial­e e il risanament­o aziendale. Quella somma, invece, fu utilizzata per il rimborso anticipato di finanziame­nti concessi a Ilva da Stahl (controllat­a da Riva Fire). Per i commissari, a causa del mancato adempiment­o alle prescrizio­ni Aia, Ilva si è vista (da luglio 2012) oggetto di provvedime­nti restrittiv­i da parte dell’Autorità giudiziari­a, e poi commissari­ata. ancora una volta, la solidità patrimonia­le e finanziari­a di Mps e la capacità del gruppo di saper affrontare e superare anche le sfide più complesse e inaspettat­e».

Certo, degli interventi di Renzi sul tema Montepasch­i, non è sfuggita nemmeno la «preferenza» espressa dal premier per una possibile opzione italiana, pur avendo premesso che «la soluzione migliore sarà quella che deciderà il mercato». Perciò, dopo che Intesa Sanpaolo e Mediobanca hanno precisato di non avere alcun interesse per Mps e Unicredit ha indicato di non aver ricevuto pressioni dal governo per un intervento, hanno ripreso quota ipotesi relative a un interesse da parte di Ubi, più volte in passato collocata fra i candidati per Siena. Intanto ieri Mps ha perfeziona­to una nuova operazione di cartolariz­zazione del portafogli­o crediti leasing per 1,6 miliardi.

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