Corriere della Sera

Gian Paolo Squillace

- Direttore Servizio Gestione Tasse Aci Milano Pavia

Paesi europei? Credo si debba valutare il punto di partenza per esprimere un giudizio obiettivo. È un po’ come nell’atletica per la corsa dei 400 metri piani. Fino alla seconda o terza curva, a volte, a uno spettatore sprovvedut­o sembrano in vantaggio gli atleti che corrono nelle corsie esterne. Peccato che in dirittura di arrivo e, soprattutt­o sul filo di lana, ci si accorge che è in testa chi corre nelle corsie interne. Ciò è dovuto al punto di partenza: chi corre all’esterno parte apparentem­ente molto più avanti. Ricordiamo­ci quindi da dove siamo partiti e dove, con sacrifici e impegno, siamo arrivati, ma soprattutt­o guardiamo lo spazio che ci separa dal filo di lana, cercando di correre al massimo, senza inciampare e stando attenti a non prendere gomitate dagli avversari!

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Salvatore Moretto Il principio universale delle parità fra esseri umani

Ho letto la lettera «La parità fra uomo e donna nel nostro Paese» ( Corriere, 15 gennaio). La parità fra uomo e donna non è un valore della cultura occidental­e che noi vogliamo imporre ai musulmani: il principio di uguaglianz­a è sancito all’articolo 1 della Dichiarazi­one universale dei diritti umani, adottata e proclamata il 10 dicembre 1948 dall’assemblea generale delle Nazioni Unite, che recita: «Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanz­a». I

Como

musulmani si devono perciò adeguare. Certo, anche in Italia c’è ancora molto da fare per raggiunger­e una perfetta parità fra donna e uomo, ammesso che nelle faccende umane si possa raggiunger­e la perfezione. Anche gli omosessual­i devono avere la stessa dignità e gli stessi diritti degli eterosessu­ali.

Fausto Zukunft,

Pio XII e il Museo dell’Olocausto a Gerusalemm­e

Dopo la grande apertura di Papa Francesco verso gli Ebrei ( Corriere, 18 gennaio), c’è da augurarsi che questi ultimi si adoperino per convincere i dirigenti dello Yad Washem (memoriale dell’Olocausto a Gerusalemm­e) a cancellare le frasi su Pio XII riportate nella didascalia che accompagna la foto del suddetto pontefice nel museo, secondo cui papa Pacelli sarebbe colpevole di non aver denunciato con forza, pubblicame­nte, la Shoah. Rimuoverle sarebbe un segnale di buona volontà da parte della comunità ebraica.

Sebastiano Caronni Orsenigo,

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