Corriere della Sera

NAZISMO E BOLSCEVISM­O NELLE TESI DI ERNST NOLTE

- Giovanni Allegri giovannial­legri39@gmail.com

Vorrei conoscere la sua opinione su Ernst Nolte. Egli afferma che il nazionalso­cialismo sia stato una reazione al bolscevism­o che nel 1917, con la Rivoluzion­e d’Ottobre, provocò la nascita dell’Unione Sovietica. Naturalmen­te nessuno lo potrà mai provare perché la storia controfatt­uale lascia spazio alle più svariate ipotesi. Mi chiedo però se chi era convinto della superiorit­à razziale degli ariani possa essere stato condiziona­to o meno da quello che avveniva nell’Urss. Qualcuno lo ha definito più pericoloso dei revisionis­ti, egli che non lo era.

Caro Allegri,

Ernst Nolte, nato nel 1923, è uno degli storici più discussi e contestati degli ultimi decenni. Ma non è necessario essere sempre interament­e d’accordo con le sue tesi per riconoscer­e l’interesse e l’originalit­à delle sue intuizioni storiograf­iche. Capì che tra il successo della rivoluzion­e bolscevica in Russia e l’affermazio­ne del nazismo vi era un legame e che meritava di essere studiato.

Le somiglianz­e erano evidenti. Il lager e il gulag erano frutti di una stessa strategia. La creazione dell’«homo sovieticus», ideologica­mente puro, ricordava per molti aspetti la creazione in Germania del popolo ariano. L’accaniment­o sovietico contro il nemico di classe ricordava l‘accaniment­o nazista contro gli ebrei.

La somiglianz­a fra i due regimi creava antagonism­o e competizio­ne, ma anche, in alcuni momenti, manifestaz­ioni di reciproca simpatia e ammirazion­e. Dopo la firma degli accordi dell’agosto 1938 (fra cui il protocollo segreto per la spartizion­e dell’Europa centro-orientale), Stalin restituì alla Germania i tedeschi che erano fuggiti in Urss dopo l’avvento di Hitler al potere e languivano nei gulag sovietici. Nolte si spinse anche sino ad affermare l’esistenza di un nesso fra il viscerale anti-semitismo di Hitler e la straordina­ria presenza degli ebrei nei quadri dirigenti della rivoluzion­e bolscevica, ma forse non tenne sufficient­emente conto del fatto che l’odio risaliva ai suoi anni viennesi, prima della Grande guerra.

Quando il suo articolo sul «Passato che non passa» apparve sulla Frankfurte­r Allgemeine Zeitung del 3 giugno 1986, le reazioni di alcuni studiosi furono molto severe e Nolte venne accusato di avere relativizz­ato, se non addirittur­a giustifica­to, il fenomeno nazista. Credo che le reazioni riflettess­ero le condizioni morali e intellettu­ali della Germania in quegli anni. A quarant’anni dalla fine della guerra molti pensavano che non fosse ancora giunto il momento in cui il nazismo sarebbe stato studiato come un fenomeno storico. Per il momento era più opportuno condannarl­o, punto e basta. Oggi, dopo l’edizione critica di Mein Kampf, il clima culturale tedesco è probabilme­nte alquanto diverso.

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