Corriere della Sera

Da professore a Terminator così Svindal adesso vince tutto

Nuovo trionfo a Kitzbuehel in superG: i segreti dell’erede di Maier e Miller

- DAL NOSTRO INVIATO Flavio Vanetti

I confronti, adesso, procedono al massimo livello. Non che Aksel Lund Svindal fosse un carneade prima della magica stagione che sta vivendo assieme alla Norvegia, ma la vittoria nel superG di Kitz – la settima personale nell’annata e la trentadues­ima in assoluto, mentre i «norge» raggiungon­o il tredicesim­o centro in 20 prove maschili — ha lanciato il paragone con l’uomo chiamato potenza (Hermann Maier) e con il genio e la sregolatez­za applicati allo sci (Bode Miller). Nei confronti di Herminator Maier, che oggi fa l’albergator­e, il neo battezzato «Akselator» Svindal ha già rispettosa­mente preso le distanze

a Wengen: «Due modi di sciare diversi, i nostri. E anche due palmares differenti: è più ricco quello di Hermann, anche se io non ho vinto poco». Invece al cospetto di Miller, il cui destino agonistico rimane incerto, la differenza è proprio di carattere: se da Bode ci si poteva aspettare di tutto, da Aksel Lund ti attendi la regolarità. Alla Paganella, dove i norvegesi fanno base per gli allenament­i, lo chiamano «il professore».

Preciso e meticoloso. Una macchina da guerra: da quando s’è lasciato con Julia Mancuso ed è tornato single, lo sci e lo sport sono al centro di tutto. Dettagli che lo confermano? Vari, vuoi che ci sia di mezzo la preparazio­ne seria oppure il divertimen­to: ecco allora la palestra frequentat­a con rigore militare, o la passione per lo sci estremo, o la sfida (vinta) con Jansrud sulla traversata del Lago di Garda in windsurf, oppure le lunghe pedalate assieme a Francesco Moser. Per la verità, però, c’è anche la cultura: il poliglotta Svindal (inglese e tedesco perfetti; in più, francese, spagnolo e qualcosa d’italiano) ama l’arte. Una volta dopo le gare in Alta Badia visitò il Veneto e ripassò due volte da Verona perché incantato dall’Arena. Del resto, l’uomo ha preceduto lo sciatore e il campione: plasmato dalla sofferenza per la prematura perdita della madre e per qualche tensione con il padre (però adesso i rapporti sono buoni), «Akselator» è maturato alla svelta e ha avuto la fortuna di trovare due icone dello sci, Kjetil-Andre Aamodt e Lasse Kjus, che lo portarono a loro spese agli allenament­i dopo il fallimento della federazion­e.

L’etica del lavoro nasce dalla sua storia, ma anche da due seri incidenti. Il primo, nel 2008 a Beaver Creek, rischiò di mandarlo al Creatore: la lamina dello sci gli squarciò la zona tra coscia e gluteo e gli perforò il retto. «Sono ancora vivo e proverò a rivincere» commentò Svindal. Aveva ragione. E aveva ragione pure dopo essersi spezzato il tendine d’Achille sinistro giocando a pallone nell’autunno del 2014: «Tornerò più forte di prima» proclamò. Detto e fatto: rientrato a tempo di record al Mondiale 2015, il corazziere in questi mesi ha messo una marcia in più. Aksel Lund è così diventato Akselator, l’imbattibil­e. A volte perde e proprio ieri, poche ore dopo il trionfo in superG, ha inforcato nello slalom della combinata: punti preziosi buttati via. Ma anche se gli va male... vince. Ha inforcato infatti pure Marcel Hirscher, rivale per la Coppa del Mondo: colpa della pressione? Chissà. Svindal fin da dicembre ripete che solo a marzo penserà all’austriaco e alla classifica. Intanto bastona: lui è continuo, gli altri meno. Lui sbaglia («La diagonale non è stata perfetta»), gli altri di più: Paris, per dire, sarebbe finito sul podio (e non quinto) se non si fosse intraversa­to nella parte alta; Innerhofer avrebbe fatto ben altro superG se non avesse scelto lamine non adatte. Oggi c’è la discesa e si spera che la neve in arrivo permetta di usare l’intero percorso della Streif. Akseletor in libera a Kitz non ha mai vinto. Ma posto che il suo karma è «prendere ogni rischio», c’è il sospetto che la lacuna sarà colmata.

Carattere Due gravi infortuni non l’hanno fermato. Kjus e Aamodt pagavano i suoi allenament­i

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