Schengen in bilico per due anni
La ministra austriaca: il trattato sta per saltare. Ma Alfano: per ora è salvo
La richiesta di 6 Paesi di prorogare i controlli alle frontiere per 2 anni sospende di fatto Schengen. A tenere chiusi i confini sono Germania, Svezia, Danimarca, Norvegia, Francia e Austria. Allarme di Alfano: «Il trattato per ora è salvo, abbiamo poche settimane per evitare che si dissolva».
La richiesta di sei Paesi di prorogare i controlli alle frontiere per due anni rende di fatto sospeso il trattato di Schengen. A confermarlo è la ministra dell’Interno austriaca, Johanna Mickl-Leitner, al termine del vertice informale, quando afferma: «L’accordo sta per saltare. Ciascuno è consapevole che l’esistenza dello spazio Schengen è in bilico, e che deve succedere qualcosa velocemente». In realtà tocca al padrone di casa, il collega olandese Klaas Dijkhoff, comunicare la scelta di Germania, Svezia, Danimarca, Norvegia, Francia e Austria di tenere «chiusi» i confini e tanto basta per comprendere che i prossimi giorni saranno strategici per cercare un’intesa. La strada, però, appare tracciata. Lo sa bene anche il ministro Angelino Alfano quando chiarisce che «il trattato per ora è salvo, ma abbiamo poche settimane per evitare che si dissolva tra gli egoismi nazionali».
Le conseguenze per l’Italia sono evidenti, soprattutto tenendo conto che nei prossimi mesi gli arrivi certamente si intensificheranno. Per questo il titolare del Viminale afferma: «A tutti quelli che credono che per l’Italia la soluzione sia chiudere Schengen, al di là dei principi generali, dico: ma si rendono conto o no che non possiamo mettere il filo spinato nel mar Mediterraneo e nemmeno nell’Adriatico e che il danno economico sarebbe enorme? Il bivio dell’Europa è se andare avanti o stare indietro. Se si rimane indietro non c’è chance che il progetto di integrazione europea possa consolidarsi». Posizione anticipata dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che nella sua eNews aveva scritto: «Mettere in discussione l’idea di Schengen significa uccidere l’idea di Europa. Abbiamo lottato per decenni per abbattere i muri: pensare oggi di ricostruirli significa tradire noi stessi».
Lo scontro è pesante. La Germania, con il ministro Thomas de Maizière, ha intimato: «Eserciteremo pressione sulla Grecia affinché faccia i suoi compiti. Vogliamo soluzioni comuni europee, ma il tempo stringe». Immediata la richiesta di Atene di «smettere con questo ingiusto gioco di accuse», perché, come sottolinea il responsabile delle Politiche migratorie, Yoannis Mouzalas, « carenze e ritardi in molti casi non dipendono da noi». Fatica il commissario Ue Dimitris Avramopoulos, ma assicura che «nessuno ha proposto l’esclusione della Grecia. È ovvio che gli Stati di frontiera debbano lavorare di più e siamo qui per aiutarli».