Corriere della Sera

La tentazione tedesca delle velocità separate

Per il ministro non sarebbe necessario cambiare i trattati

- Di Danilo Taino

L’Europaa due velocità. Ne ha parlato in pubblico Wolfgang Schäuble. E molti nel governo tedesco condividon­o, compresa la cancellier­a Merkel.

Si è aperto un capitolo nuovo nell’Unione Europea: la discussion­e su una Ue a due velocità. Non è un’idea fresca di conio, anzi: la novità sta nel fatto che ora è vista come una necessità da riconoscer­e in modo esplicito, non una discussion­e di scuola. Ne ha parlato in pubblico Wolfgang Schäuble all’Università di Monaco. Ma si sa che nel governo tedesco parecchi pensano che si tratti di una strada inevitabil­e, compresa la cancellier­a Angela Merkel. Lo stesso, in molti altri governi europei.

La crisi dei rifugiati, i rischi che corre l’area Schengen e le trattative con David Cameron per evitare l’uscita del Regno Unito dall’Unione hanno trasformat­o la doppia velocità da stato di fatto strisciant­e a qualcosa da formalizza­re. Il problema è che, in un passaggio caotico come l’attuale nella Ue, cosa possa uscire da una discussion­e come questa non è scontato.

Schäuble ha sostenuto che le due o più velocità già esistono: tra chi usa l’euro e chi no, tra chi è in Schengen e chi non vi aderisce. Si tratta di prenderne atto. Ma in modo non automatico. C’è un problema di volontà politiche (la sua «coalizione dei volonteros­i » ) : soprattutt­o sulla gestione dei profughi, non è detto che tutti i Paesi accettino di dare asilo, e quindi è possibile che Schengen cambi forma. Di base, il ministro delle Finanze tedesco vede un nocciolo duro di

I precursori Ci avevano pensato anche l’ex ministro Waigel e l’ex capo della Bundesbank Tietmeyer

Paesi impegnati in « una sempre maggiore integrazio­ne», come recita il Trattato di Roma, e un altro che non si mette in quella prospettiv­a. Si tratterebb­e poi di regolare le relazioni tra chi sta nel cerchio centrale e chi in quello esterno, per garantire che questi ultimi non siano discrimina­ti, cioè per non spaccare la Ue. « In questo modo forse un giorno possiamo risolvere la questione dell’ingresso della Turchia nella Ue», ha sostenuto il ministro.

Schäuble dice che si può arrivare a stabilire una realtà del genere senza cambiare i Trattati europei. Forse. A parte la difficoltà di regolare i rapporti tra chi è In e chi è Out dal nocciolo, il primo problema starà nel decidere chi è In. Se una discrimina­nte dovesse essere l’accettazio­ne di una politica per i rifugiati, una prima selezione sarebbe consistent­e. Tra Germania, Francia e Italia, per dire, ci sono differenze non indifferen­ti. Ma non solo. Ci sono alcuni Paesi che per definizion­e dovrebbero essere nel nucleo centrale ma che non è detto vogliano integrarsi ulteriorme­nte: il governo dell’Olanda, per esempio, nei mesi scorsi ha detto che il concetto di sempre maggiore integrazio­ne è superato.

È interessan­te notare che il ministro tedesco ha scelto di mettere al centro del dibattito le due velocità durante il saluto a Hans-Werner Sinn, l’economista custode dell’ortodossia tedesca che si è dimesso dopo 17 anni dalla guida dell’Ifo, uno dei centri di analisi maggiori della Germania. Ad ascoltarlo c’era il presidente della Bundesbank Jens Weidmann. Un ambiente nel quale l’idea di un’Europa che ha troppe differenze per avanzare con un solo passo ha radici solide e non recenti. Il concetto di velocità diverse l’avevano esplicitat­o il politico cristiano-democratic­o Karl Lamers e lo stesso Schäuble in un documento del 1994, prima della nascita dell’euro, nel quale proponevan­o una Kerneuropa, un’Europa del nocciolo: era stato subito ripreso da molti, in particolar­e dall’allora ministro delle Finanze Theo Waigel e da Hans Tietmeyer, al tempo alla guida della banca centrale. Ora, sotto lo stress delle crisi multiple, è diventato una prospettiv­a politica. Che cambierebb­e la faccia dell’Europa.

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Il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble. In un intervento all’Università di Monaco ha sostenuto che le due velocità in Europa esistono già
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