La tentazione tedesca delle velocità separate
Per il ministro non sarebbe necessario cambiare i trattati
L’Europaa due velocità. Ne ha parlato in pubblico Wolfgang Schäuble. E molti nel governo tedesco condividono, compresa la cancelliera Merkel.
Si è aperto un capitolo nuovo nell’Unione Europea: la discussione su una Ue a due velocità. Non è un’idea fresca di conio, anzi: la novità sta nel fatto che ora è vista come una necessità da riconoscere in modo esplicito, non una discussione di scuola. Ne ha parlato in pubblico Wolfgang Schäuble all’Università di Monaco. Ma si sa che nel governo tedesco parecchi pensano che si tratti di una strada inevitabile, compresa la cancelliera Angela Merkel. Lo stesso, in molti altri governi europei.
La crisi dei rifugiati, i rischi che corre l’area Schengen e le trattative con David Cameron per evitare l’uscita del Regno Unito dall’Unione hanno trasformato la doppia velocità da stato di fatto strisciante a qualcosa da formalizzare. Il problema è che, in un passaggio caotico come l’attuale nella Ue, cosa possa uscire da una discussione come questa non è scontato.
Schäuble ha sostenuto che le due o più velocità già esistono: tra chi usa l’euro e chi no, tra chi è in Schengen e chi non vi aderisce. Si tratta di prenderne atto. Ma in modo non automatico. C’è un problema di volontà politiche (la sua «coalizione dei volonterosi » ) : soprattutto sulla gestione dei profughi, non è detto che tutti i Paesi accettino di dare asilo, e quindi è possibile che Schengen cambi forma. Di base, il ministro delle Finanze tedesco vede un nocciolo duro di
I precursori Ci avevano pensato anche l’ex ministro Waigel e l’ex capo della Bundesbank Tietmeyer
Paesi impegnati in « una sempre maggiore integrazione», come recita il Trattato di Roma, e un altro che non si mette in quella prospettiva. Si tratterebbe poi di regolare le relazioni tra chi sta nel cerchio centrale e chi in quello esterno, per garantire che questi ultimi non siano discriminati, cioè per non spaccare la Ue. « In questo modo forse un giorno possiamo risolvere la questione dell’ingresso della Turchia nella Ue», ha sostenuto il ministro.
Schäuble dice che si può arrivare a stabilire una realtà del genere senza cambiare i Trattati europei. Forse. A parte la difficoltà di regolare i rapporti tra chi è In e chi è Out dal nocciolo, il primo problema starà nel decidere chi è In. Se una discriminante dovesse essere l’accettazione di una politica per i rifugiati, una prima selezione sarebbe consistente. Tra Germania, Francia e Italia, per dire, ci sono differenze non indifferenti. Ma non solo. Ci sono alcuni Paesi che per definizione dovrebbero essere nel nucleo centrale ma che non è detto vogliano integrarsi ulteriormente: il governo dell’Olanda, per esempio, nei mesi scorsi ha detto che il concetto di sempre maggiore integrazione è superato.
È interessante notare che il ministro tedesco ha scelto di mettere al centro del dibattito le due velocità durante il saluto a Hans-Werner Sinn, l’economista custode dell’ortodossia tedesca che si è dimesso dopo 17 anni dalla guida dell’Ifo, uno dei centri di analisi maggiori della Germania. Ad ascoltarlo c’era il presidente della Bundesbank Jens Weidmann. Un ambiente nel quale l’idea di un’Europa che ha troppe differenze per avanzare con un solo passo ha radici solide e non recenti. Il concetto di velocità diverse l’avevano esplicitato il politico cristiano-democratico Karl Lamers e lo stesso Schäuble in un documento del 1994, prima della nascita dell’euro, nel quale proponevano una Kerneuropa, un’Europa del nocciolo: era stato subito ripreso da molti, in particolare dall’allora ministro delle Finanze Theo Waigel e da Hans Tietmeyer, al tempo alla guida della banca centrale. Ora, sotto lo stress delle crisi multiple, è diventato una prospettiva politica. Che cambierebbe la faccia dell’Europa.