La linea del Tesoro, nessuna polemica soltanto i numeri
La tentazione di una risposta forte c’è stata. Ma non è il momento. Sia per quello che è successo nei giorni scorsi, con l’ennesimo scontro sulla flessibilità. Sia per quello che deve accadere adesso, con la trattativa in salita sulle banche. Ed è per questo che la replica del ministero dell’Economia al documento arrivato da Bruxelles evita gli spigoli ed entra nel merito: «Viene confermato ancora una volta che i conti pubblici italiani non presentano rischi a breve termine e sono in assoluto i più sostenibili nel lungo termine», dicono da via XX settembre. E ricordano che il governo «ha programmato il debito in discesa nel 2016, per la prima volta dopo otto anni». In realtà il numero sotto osservazione non è tanto l’ammontare complessivo del debito ma il suo rapporto con i Prodotto interno lordo. Fra pochi giorni, sul Pil, l’Istat dovrebbe fornire il dato provvisorio del 2015. Le previsioni parlano di una crescita dello 0,8%: un filo sotto quanto previsto a settembre, un filo sopra quanto detto in primavera. Anche questo spiega la risposta nel merito e senza toni accesi. Come sulle banche. Un documento che circola al ministero confronta il nostro sistema con quello di altri Paesi. Siamo meno esposti verso le economie (ex) emergenti ora in difficoltà. Sul totale delle esposizioni, quelle verso il Brasile pesano sulle nostre banche per lo 0,1% contro il 3,7% di quelle spagnole. Su Africa e Medio Oriente siamo allo 0,3% contro l’1,3% delle banche francesi. Numeri e lungo considerati un freno alla crescita del nostro Paese. Ma che adesso possono rivelarsi un vantaggio.