Marocchino, 24 anni, arrestato in Calabria
Prima di imbarcarsi da Roma sul volo per Istanbul, la sera del 9 luglio scorso, telefonò alla madre che lo aspettava per cena: «Devo aiutare un signore italiano, torno domani». Poi salì sull’aereo, ma all’arrivo la polizia di frontiera lo fermò. Diceva di voler restare in Turchia una decina di giorni per pregare in una grande moschea, ma aveva un biglietto di sola andata e un bagaglio a mano fin troppo esiguo: un tappetino per la preghiera, un paio di pantaloni di tipo militare e poco altro, un libro dei «Fratelli Musulmani», due telefoni cellulari, 800 euro in contanti.
Quanto bastava per rispedirlo indietro e avvertire la polizia italiana: Medhi Hamil, 24 anni, marocchino residente a Luzzi, in provincia di Cosenza, era un sospetto foreign fighter, probabilmente intenzionato a raggiungere la Siria. Sono cominciate così le indagini sul conto di questo ragazzo giunto in Italia nel 2004, per ricongiungersi con i genitori e il fratello, arrestato ieri con l’accusa di «auto-addestramento ad attività con finalità di terrorismo internazionale».
Sei mesi di controlli e intercettazioni hanno convinto la Procura di Catanzaro che Hamil, così fedele ai dettami del Corano da apparire un disadattato persino a sua madre («si isola, non parla con le donne italiane, così non troverà mai un lavoro», confidò a un’amica) fosse pronto a combattere al fianco dei soldati dello Stato Islamico.
I controlli sui telefoni hanno svelato collegamenti a siti internet di propaganda radicale, ma soprattutto chiamate fatte e ricevute con numeri intestati a cittadini stranieri: marocchini, ma anche belgi e turchi, tra cui «soggetti orbitanti nel mondo del radicalismo islamico». In Turchia in attesa dell’espulsione ha avuto 18 contatti con un’utenza turca che aveva «parlato con un altro marocchino coinvolto a Brescia in un’inchiesta dell’Antiterrorismo. E nell’agendina di Hamil era segnato un numero belga a sua volta entrato in comunicazione con il telefonino di Ayoub El Khazzan, il marocchino arrestato ad agosto con armi, munizioni e materiale esplosivo sul treno Amsterdam-Parigi.
Dalle intercettazioni sui computer del ragazzo che ufficialmente viveva aiutando di tanto in tanto il padre, rivenditore ambulante di tappeti, è risultata la «costante visualizzazione di svariato materiale video che esalta la morte in nome di Allah nella lotta contro miscredenti e infedeli». Tra i filmati che «evidenziano il chiaro intento di trasmettere un feroce insegnamento all’odio contro i non musulmani» ce n’è uno dove compaiono i volti di Obama, Hollande e David Cameron mentre uno speaker recita il Corano e invita a «maltrattare l’America come lei maltratta noi»; in un altro si vede la Torre Eiffel sotto le bombe, mentre una voce incita «tutti i musulmani a combattere come gli europei combattono loro, e ammazzano bambini innocenti».
Per due volte, il 7 e il 9 settembre, Hamil ha guardato un video con «istruzioni relative all’attivazione a distanza di ordigni esplosivi», nel quale un aspirante kamikaze prepara la bomba e dice: «L’importante è che uccide i nemici di Allah... Sto legando le chiavi del paradiso con le mie mani». Sul web il marocchino ha anche cercato e trovato «istruzioni relative a software che permettono di sapere se si è spiati al cellulare», che però non l’hanno protetto abbastanza dalle indagini della Digos e della Polizia di prevenzione.
A settembre Hamil aveva prenotato un viaggio in Belgio Il blitz Il marocchino Hamil Mehdi viene scortato in carcere dagli agenti dell’antiterrorismo della Polizia di Cosenza (Ansa/Arena) da dove, ritengono gli inquirenti, avrebbe probabilmente riprovato ad arrivare in Siria. Per lui era pronto un decreto di espulsione e rimpatrio in Marocco, ma un’emergenza familiare l’ha costretto a rinunciare al viaggio; così sono proseguiti gli accertamenti sul suo conto, fino all’arresto. La legge prevede che sia un reato anche la sola intenzione di compiere azioni terroristiche, e il giudice ha deciso di mandarlo in carcere perché «la costante, ripetuta e spasmodica connessione ai siti di area jihadista ne escludono in radice la casualità e/o non volontarietà». Se si aggiungono i contatti sospetti, la figura dell’aspirante foreign fighter è completa, nonostante Hamil continui a ripetere di essere soltanto un musulmano convinto e praticante, che nulla ha a che fare con l’Isis.
«Abbiamo svelato una realtà virtuale che può produrre conseguenze reali», spiega il questore di Cosenza Luigi Liguori. E il dirigente del Servizio antiterrorismo della Prevenzione, Claudio Galzerano, sottolinea l’importanza della collaborazione con la Turchia e le polizie di altri Paesi: «Solo con una buona cooperazione internazionale possiamo intervenire in tempo su processi di radicalizzazione, un problema sociale che riguarda tutti».
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