La minaccia di 5 mila foreign fighters
Il rapporto di Europol: l’Isis programma attacchi su larga scala in Europa, Londra e Parigi nel mirino Alfano: nessuna minaccia specifica per l’Italia. Il giallo del messaggio criptato nel video dei terroristi
«Colpiremo Londra», è l’ultimo cupo messaggio lasciato in eredità dai killer di Parigi nel video choc diffuso dall’Isis due giorni fa. Parole inquietanti, che trovano purtroppo un drammatico fondamento nel rapporto presentato ieri dall’Europol, l’Agenzia per la lotta al crimine dell’Unione europea: «Lo Stato Islamico sta programmando attacchi su larga scala in Europa», ha ammonito il direttore d e l l ’ organismo Ue, Rob Wainwright, a margine della riunione dei ministri dell’Interno dei 28 Paesi ad Amsterdam. «Ci sono tutte le ragioni per aspettarsi che l’Isis, o terroristi che si ispirano all’Isis o un altro gruppo terroristico ispirato da motivi religiosi — ha continuato Wainwright — possa condurre di nuovo un attacco in Europa, in particolare in Francia, con lo scopo di provocare morti di massa tra la popolazione civile».
Secondo gli analisti dell’Europol, gli attacchi dello scorso 13 novembre a Parigi, in cui morirono 130 persone, vengono ritenuti infatti «significativi» per due ragioni: da un lato, per la somiglianza estrema con quelli di Mumbai (che nel 2008 provocarono 166 morti, ndr) in termini di « modus operandi, obiettivi scelti, numero di aggressori e impatto»; dall’altro lato, poi, perché ci sono stati «tre gruppi di aggressori fra cui si trovavano persone nate e cresciute in Francia e combattenti stranieri rientrati» in Europa.
La polizia europea, cioè, ritiene che lo «stile Mumbai», ovvero l’utilizzo di persone locali per compiere gli attacchi, in combinazione con altri tipi di attentati rivendicati dall’Isis (come quello di ottobre all’aereo russo caduto in Egitto o quelli registrati ad Ankara e Suruc in Turchia o a Beirut e Baghdad) portino alla conclusione che gli attentati di Parigi «sembrano far parte di una strategia più ampia», di portata «globale», «attaccando la Francia, ma anche più Stati dell’Ue in un futuro vicino».
Ma il rapporto di Europol offre altri spunti allarmanti. I foreign fighters pronti a colpire sono fra 3 e 5 mila. «E a una significativa proporzione di Oltre ai campi di formazione in Siria ne esistono anche di più piccoli nei Balcani loro, il 20% secondo una nostra fonte, anche di più secondo altre — così scrivono gli esperti — sono stati diagnosticati problemi mentali prima di entrare nell’Isis. E una larga porzione di persone reclutate, le stime parlano dell’80% dei miliziani, hanno precedenti penali». E ancora: «Oltre ai campi di addestramento in Siria, esistono campi più piccoli in Paesi Ue e dei Balcani, dove l’addestramento alla sopravvivenza permette di testare la forma fisica e la determinazione dei membri che aspirano a entrare nell’Isis. Le attività sportive, inoltre, vengono utilizzate per resistere agli interrogatori...».
Gli uomini del Casa (il Comitato di analisi strategica antiterrorismo del Viminale) hanno accolto il dossier con «massima attenzione». Al momento, però, «nessuna minaccia specifica» viene rilevata per l’Italia né risultano «indicazioni operative nuove». «Sul terrorismo — conferma il ministro dell’Interno Angelino Alfano — abbiamo fatto un lavoro di prevenzione che fino ad ora ha funzionato. Non c’è una minaccia specifica e concreta», ma solo generale.
C’è un giallo, infine, relativo al messaggio (criptato con il sistema Pgp) che accompagna l’ultimo video dei killer del Bataclan. Secondo Edward Snowden, l’ex tecnico americano della Cia e della Nsa, protagonista dello scandalo Datagate, il messaggio è solo un «trabocchetto», un «falso». Secondo altri esperti, invece, «occorre trovarne al più presto la chiave».
L’arruolamento