La piccola Macedonia da Alessandro a oggi Paese a metà del guado
La Macedonia è una piccola repubblica, incastonata dalla geografia e dal destino in una regione balcanica assai complicata. Oggi si torna a parlare di questo Stato di frontiera per la vicenda dei profughi: che pochi accettano; che molti respingono, come chi decide di erigere muri senza pensare alle sofferenze di tanti disperati; che altri non vogliono, alla faccia di quell’Unione Europea solidale che è rimasta nel cuore e nella volontà dei padri fondatori. L’egoismo dei tecnocrati di Bruxelles, che pensano soltanto a far quadrare conti e bilanci di varia origine e natura, e l’insofferenza dei Paesi del Nord nei confronti di quelli del Sud producono situazioni paradossali. La Turchia, pur allettata dai miliardi europei, fa pochissimo per fermare il flusso degli immigrati. La Grecia, con tutte le difficoltà economiche e politiche che si ritrova, ascolta solo prediche e inviti a fare i compiti. Ora la Macedonia potrebbe bloccare il flusso di profughi, costringendoli a non entrare nel Paese, e alimentando una guerra fra poveri. Da una parte Atene, e dall’altra Skopje. Grecia e Macedonia hanno relazioni tranquille, anche se il conflitto sul nome non è mai stato risolto. La repubblica ellenica rifiuta di spartire il nome con la sua regione più a nord, dove si trova Vergina, dove nacque Alessandro Magno. La repubblica macedone porta il suo nome per alcuni, mentre per i greci si riduce a un’aggiuntiva parentesi attorno al nome di Skopje. La diatriba ogni tanto si riaccende, anche se negli ultimi anni si era assopita a causa delle tante crisi stratificate dei Balcani, seguite alla definitiva disgregazione della repubblica jugoslava. La guerra per il Kosovo non ha risolto ma ha acuito tutte le tensioni, che si ripropongono periodicamente. La piccola Macedonia è sempre in mezzo al guado. Non vorrebbe ma vi è costretta da cinismo internazionale e indifferenza. Con la Grecia che, in caso di blocco dei flussi di profughi, si troverebbe a gestire una situazione insostenibile. L’immagine della Ue ne esce sicuramente compromessa.
@ferrariant