Corriere della Sera

La piccola Macedonia da Alessandro a oggi Paese a metà del guado

- Di Antonio Ferrari

La Macedonia è una piccola repubblica, incastonat­a dalla geografia e dal destino in una regione balcanica assai complicata. Oggi si torna a parlare di questo Stato di frontiera per la vicenda dei profughi: che pochi accettano; che molti respingono, come chi decide di erigere muri senza pensare alle sofferenze di tanti disperati; che altri non vogliono, alla faccia di quell’Unione Europea solidale che è rimasta nel cuore e nella volontà dei padri fondatori. L’egoismo dei tecnocrati di Bruxelles, che pensano soltanto a far quadrare conti e bilanci di varia origine e natura, e l’insofferen­za dei Paesi del Nord nei confronti di quelli del Sud producono situazioni paradossal­i. La Turchia, pur allettata dai miliardi europei, fa pochissimo per fermare il flusso degli immigrati. La Grecia, con tutte le difficoltà economiche e politiche che si ritrova, ascolta solo prediche e inviti a fare i compiti. Ora la Macedonia potrebbe bloccare il flusso di profughi, costringen­doli a non entrare nel Paese, e alimentand­o una guerra fra poveri. Da una parte Atene, e dall’altra Skopje. Grecia e Macedonia hanno relazioni tranquille, anche se il conflitto sul nome non è mai stato risolto. La repubblica ellenica rifiuta di spartire il nome con la sua regione più a nord, dove si trova Vergina, dove nacque Alessandro Magno. La repubblica macedone porta il suo nome per alcuni, mentre per i greci si riduce a un’aggiuntiva parentesi attorno al nome di Skopje. La diatriba ogni tanto si riaccende, anche se negli ultimi anni si era assopita a causa delle tante crisi stratifica­te dei Balcani, seguite alla definitiva disgregazi­one della repubblica jugoslava. La guerra per il Kosovo non ha risolto ma ha acuito tutte le tensioni, che si ripropongo­no periodicam­ente. La piccola Macedonia è sempre in mezzo al guado. Non vorrebbe ma vi è costretta da cinismo internazio­nale e indifferen­za. Con la Grecia che, in caso di blocco dei flussi di profughi, si troverebbe a gestire una situazione insostenib­ile. L’immagine della Ue ne esce sicurament­e compromess­a.

@ferrariant

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