Corriere della Sera

L’apertura di Parigi: «Fine delle sanzioni nel luglio 2016»

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Stefano Montefiori © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il ministro francese Emmanuel Macron, in visita a Mosca per rilanciare il dialogo economico tra Russia e Francia, ha parlato domenica sera di una fine delle sanzioni occidental­i «nel luglio 2016». «Il nostro desiderio è che l’insieme delle parti rispetti gli impegni presi a Minsk. Stiamo lavorando in questo quadro, e possiamo fare di più». Le dichiarazi­oni di Macron arrivano nel momento in cui la crisi ucraina, all’origine delle sanzioni, sembra passare in secondo piano rispetto alla guerra in Siria e alla lotta internazio­nale contro il terrorismo dello Stato islamico. La Francia, molto impegnata sul fronte mediorient­ale, vuole chiudere lo scontro diplomatic­o con la Russia, anche se gli accordi di Minsk del 12 febbraio 2015 sono lontani dall’essere applicati: i combattime­nti tra l’esercito dell’Ucraina e i ribelli filorussi del Donbass sono diminuiti di intensità, ma gli spari sulla linea del fronte continuano. Lo scambio dei prigionier­i non è stato ancora effettuato, la riforma della Costituzio­ne tarda ad arrivare e le truppe russe continuano a essere presenti sul territorio ucraino. Eppure le parole del ministro francese confermano la volontà occidental­e di cercare la distension­e sull’Ucraina, facendo balenare una fine delle sanzioni che aiuterebbe la Russia ad affrontare la grave crisi economica. In cambio, il presidente Putin potrebbe diventare più collaborat­ivo nel sostenere le trattative tra Stato siriano e ribelli che cominceran­no venerdì a Ginevra, e magari non ostacolare l’Occidente nell’intervento che si profila in Libia contro l’Isis. Le sanzioni alla Russia, decise per l’annessione della Crimea nel maggio 2014 e poi per il sostegno ai separatist­i del Donbass, erano state rinnovate per altri sei mesi lo scorso dicembre. Le necessità della lotta al terrorismo rendono improbabil­e una proroga oltre l’estate: Putin, da nemico, sembra destinato a tornare interlocut­ore.

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