Corriere della Sera

Ma in passato chi dominava nei sondaggi poi è stato battuto

- DAL NOSTRO INVIATO Giuseppe Sarcina

I favoriti di gennaio, con le urne ancora chiuse, non è detto che siano i vincitori di luglio, quando le convention di repubblica­ni e democratic­i sceglieran­no i finalisti per la corsa alla Casa Bianca. In fondo anche l’intervista di Barack Obama al Politico suona come un invito alla prudenza. Donald Trump e Hillary Clinton sono in testa nei sondaggi nazionali. Ted Cruz e Bernie Sanders possono batterli nell’Iowa, dove il primo febbraio comincia la selezione dei candidati, o nella tappa successiva, nel New Hampshire (9 febbraio). Ma nessuno ha ancora vinto, nessuno è già eliminato. Neanche i candidati che al momento sembrano più indietro, come il senatore Marco Rubio, o già tagliati fuori, come l’ex governator­e della Florida Jeb Bush.

I sondaggi, le analisi politiche sono mutevoli, o meglio «volatili» più o meno come le quotazioni in Borsa di questo periodo. Qualche settimana fa, l’editoriali­sta del Washington Post, Chris Cillizza, scrisse un articolo in cui «spiegava» per quale ragione alla fine il senatore texano Ted Cruz l’avrebbe spuntata su tutti. Ieri, invece Cillizza «spiegava» come e perché Trump sia praticamen­te imbattibil­e. Questo per dire come sia facile acquisire nuovi elementi che spingono a cambiare opinione, in una fase in cui non ci sono voti da contare.

In ogni caso i precedenti invitano alla prudenza. Il presidente Obama mostra di ricordarsi come nel 2008, proprio alla vigilia del caucus, cioè le assemblee dell’Iowa, non fosse premiato dalle intenzioni di voto e poi, invece, vinse, cominciand­o la scalata alla Casa Bianca. Il Wall Street Journal di ieri osserva quanto sia tradiziona­lmente ampia la zona degli incerti, specie all’inizio delle primarie: «Un conto è entrare in un negozio e dare un’occhiata, un conto è comprare».

Così lo staff di Hillary Clinton, soprattutt­o il marito Bill, fanno bene a preoccupar­si rammentand­o proprio quel 2008, ma anche andando indietro di quattro anni, quando Howard Dean si trovava nelle stesse condizioni di favore. Stando ai sondaggi sembrava destinato a raccoglier­e la nomination a mani basse. Poi fu bruciato da John Kerry. Nelle ultime due elezioni, nel campo democratic­o, chi ha vinto in Iowa ha poi ottenuto anche la nomination (Obama 2008, Kerry 2004). Ma in casa repubblica­na è successo il contrario: nel 2012 Rick Santorum prevalse nel caucus, ma la convention finale scelse Mitt Romney. Nel 2008 John McCain arrivò addirittur­a terzo, dietro Mike Huckabee e ancora Romney.

Anche il test del New Hampshire, le prime vere primarie con urne e schede, non può essere considerat­o decisivo. Nel 2012 Romney vinse nettamente e poi ottenne la nomination. Ma nel 2008 Hillary Clinton qui si prese la rivincita di stretta misura su Obama. Ma era solo un bagliore prima del tramonto di quella sua stagione.

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