Unioni civili, l’affondo di Bagnasco: i figli hanno diritto a madre e padre
Il presidente Cei: la famiglia è un fatto antropologico, i bimbi non sono cose da produrre
Premette che «ogni nostra parola, come sempre, vuole essere rispettosa dei ruoli, e ha lo scopo di contribuire alla difficile costruzione del bene comune». Non nomina mai né il Family day né il ddl sulle unioni civili. Il cardinale Angelo Bagnasco ha limato il testo fino all’ultimo e il suo discorso attesissimo al Consiglio permanente della Cei è tanto equilibrato quanto attento a parlare con chiarezza e insieme evitare toni polemici «contro» qualcuno, secondo lo stile del Papa. Dice che i figli «non sono mai un diritto, poiché non sono cose da produrre». E quando ricorda che «i bambini hanno diritto di crescere con un papà e una mamma» perché «la famiglia è un fatto antropologico, non ideologico», lo fa citando alla lettera le parole di Francesco.
Il Papa ha detto che non c’è bisogno di «vescovi pilota» e il presidente della Cei non accenna alla manifestazione del 30 gennaio, ma richiama le espressioni conciliari della Gaudium et Spes per dire che «i credenti hanno il dovere e il diritto di partecipare al bene comune con serenità di cuore e spirito costruttivo»: spetta ai laici «iscrivere la legge divina nella vita della città terrena: assumano la propria responsabilità alla luce della sapienza cristiana e facendo attenzione alla dottrina del Magistero».
La parte forse più significativa è quando parla di diritti da riconoscere, ma su piani diversi: «Costituiti messaggeri e araldi del Vangelo della famiglia e del matrimonio, crediamo che la famiglia è “la Carta costituzionale della Chiesa” e sogniamo un “Paese a dimensione familiare”, dove il rispetto per tutti sia stile di vita, e i diritti di ciascuno vengano garantiti su piani diversi secondo giustizia». I vescovi non vogliono che le unioni siano equiparate al matrimonio tra uomo e donna, alla famiglia come «soggetto titolare di diritti inviolabili» e «fondamento e centro del testo sociale, come prevede la nostra Costituzione», né che ci siano adozioni di sorta. «Sul fronte vitale della famiglia si è accesa una particolare attenzione e un acceso dibattito. I Padri costituenti ci hanno consegnato un tesoro preciso, che tutti dobbiamo apprezzare e custodire come il patrimonio più caro e prezioso, coscienti che “non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione”», dice Bagnasco attingendo ancora ad una frase di Francesco.
Qui sta il punto: «Il vero bene dei figli deve prevalere su ogni altro, poiché sono i più deboli ed esposti: non sono mai un diritto, poiché non sono cose da produrre; hanno diritto ad ogni precedenza e rispetto, sicurezza e stabilità. Hanno bisogno di un microcosmo completo nei suoi elementi essenziali». Il cardinale nega divisioni: «I vescovi sono uniti e compatti nel condividere le difficoltà e le prove della famiglia e nel riaffermarne bellezza, centralità e unicità: insinuare contrapposizioni e divisioni significa non amare né la Chiesa né la famiglia».
Bagnasco dedica ampio spazio ai temi della disoccupazione e della povertà crescente, alla «folla» di gente in difficoltà: si parla di ripresa ma «le ricadute sul piano concreto non si notano ancora». E rivolge un appello all’Europa: «I Paesi dell’Unione non si chiudano, limitando la libera circolazione e riducendo l’impegno condiviso dell’accoglienza».