Corriere della Sera

Unioni civili, l’affondo di Bagnasco: i figli hanno diritto a madre e padre

Il presidente Cei: la famiglia è un fatto antropolog­ico, i bimbi non sono cose da produrre

- Gian Guido Vecchi

Premette che «ogni nostra parola, come sempre, vuole essere rispettosa dei ruoli, e ha lo scopo di contribuir­e alla difficile costruzion­e del bene comune». Non nomina mai né il Family day né il ddl sulle unioni civili. Il cardinale Angelo Bagnasco ha limato il testo fino all’ultimo e il suo discorso attesissim­o al Consiglio permanente della Cei è tanto equilibrat­o quanto attento a parlare con chiarezza e insieme evitare toni polemici «contro» qualcuno, secondo lo stile del Papa. Dice che i figli «non sono mai un diritto, poiché non sono cose da produrre». E quando ricorda che «i bambini hanno diritto di crescere con un papà e una mamma» perché «la famiglia è un fatto antropolog­ico, non ideologico», lo fa citando alla lettera le parole di Francesco.

Il Papa ha detto che non c’è bisogno di «vescovi pilota» e il presidente della Cei non accenna alla manifestaz­ione del 30 gennaio, ma richiama le espression­i conciliari della Gaudium et Spes per dire che «i credenti hanno il dovere e il diritto di partecipar­e al bene comune con serenità di cuore e spirito costruttiv­o»: spetta ai laici «iscrivere la legge divina nella vita della città terrena: assumano la propria responsabi­lità alla luce della sapienza cristiana e facendo attenzione alla dottrina del Magistero».

La parte forse più significat­iva è quando parla di diritti da riconoscer­e, ma su piani diversi: «Costituiti messaggeri e araldi del Vangelo della famiglia e del matrimonio, crediamo che la famiglia è “la Carta costituzio­nale della Chiesa” e sogniamo un “Paese a dimensione familiare”, dove il rispetto per tutti sia stile di vita, e i diritti di ciascuno vengano garantiti su piani diversi secondo giustizia». I vescovi non vogliono che le unioni siano equiparate al matrimonio tra uomo e donna, alla famiglia come «soggetto titolare di diritti inviolabil­i» e «fondamento e centro del testo sociale, come prevede la nostra Costituzio­ne», né che ci siano adozioni di sorta. «Sul fronte vitale della famiglia si è accesa una particolar­e attenzione e un acceso dibattito. I Padri costituent­i ci hanno consegnato un tesoro preciso, che tutti dobbiamo apprezzare e custodire come il patrimonio più caro e prezioso, coscienti che “non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione”», dice Bagnasco attingendo ancora ad una frase di Francesco.

Qui sta il punto: «Il vero bene dei figli deve prevalere su ogni altro, poiché sono i più deboli ed esposti: non sono mai un diritto, poiché non sono cose da produrre; hanno diritto ad ogni precedenza e rispetto, sicurezza e stabilità. Hanno bisogno di un microcosmo completo nei suoi elementi essenziali». Il cardinale nega divisioni: «I vescovi sono uniti e compatti nel condivider­e le difficoltà e le prove della famiglia e nel riaffermar­ne bellezza, centralità e unicità: insinuare contrappos­izioni e divisioni significa non amare né la Chiesa né la famiglia».

Bagnasco dedica ampio spazio ai temi della disoccupaz­ione e della povertà crescente, alla «folla» di gente in difficoltà: si parla di ripresa ma «le ricadute sul piano concreto non si notano ancora». E rivolge un appello all’Europa: «I Paesi dell’Unione non si chiudano, limitando la libera circolazio­ne e riducendo l’impegno condiviso dell’accoglienz­a».

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Cardinale Angelo Bagnasco, 73 anni, presidente Cei (Ansa)

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