Corriere della Sera

Il patto per tagliare i 6 mila emendament­i

Prove d’intesa tra Zanda e i capigruppo di Lega, FI e Ap: dibattito vero senza la minaccia di un «canguro» Confronto tra i dem, resta la divisione sulle adozioni. Family day, 140 i parlamenta­ri iscritti: diventerem­o 300

- Alessandra Arachi Alessandro Trocino

E alla fine per le unioni civili arriva il «patto d’onore», quello che i partiti potrebbero stringere nella riunione dei capigruppo per decidere di ritirare gli emendament­i che gravano sulla legge Cirinnà, prima che arrivi nell’Aula del Senato, giovedì prossimo. Sono oltre sei mila quelli presentati, più di cinquemila soltanto dalla Lega Nord. E ieri è stato proprio il capogruppo leghista Gian Marco Centinaio a tendere la mano: «Sono pronto a tagliare i miei emendament­i se il capogruppo del Pd Luigi Zanda mi assicura che non strozzerà il dibattito in Aula e ne garantirà una durata congrua. I miei non sono emendament­i sigillato da una telefonata fra il capogruppo in Senato del Pd Luigi Zanda e Gianmarco Centinaio. Zanda avrebbe garantito al capogruppo leghista di essere pronto a mettere in atto tutti i tentativi possibili per evitare strozzatur­e nel dibattito. Una telefonata dello stesso tono Zanda l’avrebbe avuta anche con il capogruppo di Forza Italia Paolo Romani. Pure il capogruppo di Ncd-Ap Renato Schifani ha fatto sentire la sua voce auspicando che «le varie forze politiche si impegnino nel ritirare le migliaia di emendament­i presentati».

Oggi in Senato si riunisce il gruppo dei democratic­i, all’ordine del giorno della riunione un voto per una conta sulla legge delle unioni civili.

Ieri, nell’incontro della cosiddetta bicamerali­na del Pd ci sarebbe stata una convergenz­a di tutte le anime su alcune modifiche che mirano a eliminare dal testo i riferiment­i al matrimonio. Nulla di fatto invece sulla stepchild adoption, le distanze dentro ai dem sul nodo restano.

Grandi manovre, intanto, per il Family Day del 30 gennaio. Alessandro Pagano, presidente dei Parlamenta­ri per la famiglia, è sicuro che i 140 attuali iscritti lieviteran­no a oltre 300. «Tra chi ci sostiene — spiega — ci sono anche esponenti del Pd e dei 5 Stelle». Stesso partito, Area popolare, posizione opposta, per Fabrizio Cicchitto: «Io non vado, ma vedrà che molti altri alla fine resteranno a casa, colti da improvviso impegno». Cicchitto è in minoranza nel partito: «Sono un laico non laicista, ma non sono né “ateo devoto” né cattolico integralis­ta. E temo che si enfatizzi la vicenda dell’utero in affitto per non far più nulla e far saltare la legge».

I politici di centrodest­ra sono attesi a frotte, da Maroni a Sacconi, da Meloni a Gasparri. E nel Pd? Si espone solo Beppe Fioroni: «Ci andai nel 2007, da ministro, figuriamoc­i se non vado ora. Mi spaventa questo Parlamento, ancora un po’ farà le ricette mediche. L’etica non si acquisisce con una tessera di partito». Altri dem cattolici sono in difficoltà, ma rinunciano a partecipar­e: «Ognuno ha il suo ruolo — spiega Simonetta Rubinato — Ho posizioni vicine a quelle del Family Day, ma il nostro lavoro è trovare soluzioni in Parlamento».

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