Corriere della Sera

Così la minoranza pd vuole contenere Renzi a Roma e Napoli

D’Alema, Speranza e la strategia per le amministra­tive

- di Maria Teresa Meli

Sabato scorso, verso le dieci e mezzo del mattino, nel quartiere romano di Prati, due signori camminavan­o discutendo con un certo fervore. Qualche passante, riconoscen­doli, lanciava al loro indirizzo occhiate incuriosit­e. Uno era Massimo D’Alema, l’altro, Roberto Speranza.

Oggetto dei loro conversari? Il premier e le prossime elezioni amministra­tive. Già, perché il voto di giugno può diventare l’ultima possibilit­à per la minoranza del Partito democratic­o di riuscire a «contenere» Matteo Renzi e a evitare che il segretario consolidi definitiva­mente la sua leadership.

A Milano i bersaniani e i dalemiani non proveranno l’affondo. Danno per persa quella partita. Ma a Roma e a Napoli ritengono di avere delle «chances». Nella Capitale, infatti, il Pd è ridotto al lumicino e in tutti i sondaggi viene superato nei consensi dal Movimento 5 stelle.

Il candidato scelto da Renzi per il Campidogli­o ha agli occhi di molti ex Ds un insopprimi­bile difetto: non è della «Ditta». Roberto Giachetti, infatti, viene da una lunga esperienza al Comune con l’allora sindaco Francesco Rutelli e ha militato nella Margherita.

Confidava qualche giorno fa il presidente della Commission­e Lavoro di Montecitor­io Cesare Damiano, ex Ds che ha da poco preso la residenza a Roma: «Non so se potrei mai votare Giachetti». É su questo diffuso malumore che puntano tutti gli avversari del premier.

Ma come aggirare il rischio che alle primarie, alla fine, la maggioranz­a del Pd, com’è probabile, l’abbia vinta? E come coinvolger­e una più ampia area della sinistra al di fuori del Pd che non ama il presidente del Consiglio? Semplice. Non partecipan­do alle primarie e facendo in modo che nasca una candidatur­a dalla «società civile» e non dalle file degli ex Ds. E quella candidatur­a c’è già, sempre che alla fine Massimo Bray (che di d’Alema è buon amico) decida di rompere tutti gli indugi e di presentars­i.

L’idea è questa: l’ex ministro dei Beni culturali si presentere­bbe alle elezioni con una sua lista civica, affiancato dalla lista di Ignazio Marino (altro buon amico di D’Alema). Ma l’obiettivo ancora più ambizioso è quello di cercare di convincere Stefano Fassina, candidato di Sel e dei transfughi del Pd, a fare un passo indietro e a sponsorizz­are anche lui Bray. Se una simile operazione andasse in porto sarebbe assai difficile per Giachetti riuscire ad arrivare anche al ballottagg­io perché l’elettorato di centrosini­stra si presentere­bbe alle amministra­tive diviso. E questo sarebbe certamente un colpo all’immagine di Matteo Renzi, che non nasconde la delicatezz­a della situazione: «A Roma è difficile, ma se ci impegniamo riusciremo a vincere».

Perciò i prossimi mesi il governo guarderà alla Capitale con qualche attenzione in più. E anche la grande sponsorizz­azione che il premier sta facendo su Roma 2024 va vista in questo senso. Su Napoli, invece, il governo si è già concentrat­o. Mentre la minoranza sta supportand­o Antonio Bassolino e la maggioranz­a sta cercando un candidato da contrappor­gli alle primarie, il premier ha già lanciato la sua offensiva. Certo, ufficialme­nte a palazzo Chigi negano che le amministra­tive c’entrino qualcosa, ma appare quanto meno come una singolare coincidenz­a il fatto che negli ultimissim­i tempi il presidente del Consiglio abbia rivolto tutta la sua attenzione proprio in quell’area. La bonifica di Bagnoli (che Renzi dovrebbe visitare entro marzo), l’accordo con la Apple che aprirà un centro a Napoli e farà 600 assunzioni, la Cisco che investirà in Italia e farà base a Scampia, sono tutti tasselli di una grande offensiva « a favore del Sud». E non è un caso, allora, se il premier ha preso di punta il sindaco Luigi De Magistris: «Lui fa manifestaz­ioni di piazza contro di noi e noi facciamo le cose, è il solito meccanismo».

Dunque, anche se Matteo Renzi mostra di tenersi defilato dalle amministra­tive, in realtà sa bene che i suoi avversari interni lo aspettano al varco e che la «rivincita» del referendum è comunque troppo lontana e non gli risparmier­à alcuni mesi sulla graticola nel caso in cui il voto non gli sia favorevole.

Le posizioni Il malumore di Damiano che confida: non so se potrei mai votare Giachetti

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy