Corriere della Sera

Caso banche, la fiducia dei verdiniani al governo

L’annuncio di D’Anna, domani i 18 senatori di Ala pronti a votare contro la mozione delle opposizion­i «Ma è soltanto una questione di merito. Non sarà questo l’atto che ci farà entrare in maggioranz­a»

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Domani pomeriggio, al Senato, i 18 senatori verdiniani di Ala voteranno contro le mozioni di sfiducia presentate dalle opposizion­i per mettere in mora il governo sul crac delle quattro banche che sono state «salvate» per decreto prima di Natale. La novità è grossa. Perché fa un altro balzo in avanti la «lenta marcia di avviciname­nto» degli ex forzisti guidati da Denis Verdini che, ora, passano all’appoggio diretto al governo, anche se ancora non si tratta di fiducia politica su richiesta del presidente del Consiglio.

Vincenzo D’Anna, portavoce del Movimento Ala (Alleanza liberal-popolare autonomie), annuncia il voto a favore dell’esecutivo anche se non sarà questo «l’atto che ci farà entrare in maggioranz­a». Dunque i 18 senatori di Ala — dopo l’«aiutino» offerto sulla riforma costituzio­nale — si rischieran­o con Renzi: «Ma noi non abbiamo fretta di entrare nel governo, e poi questa non è una la fiducia politica, che tutt’altra cosa», dice D’Anna. Così i verdiniani assicurano il voto contrario alle mozioni di sfiducia dei grillini, di Forza Italia e della Lega a causa del «merito»: «Non siamo d’accordo con quanto scritto sulle mozioni», spiega Ciro Falanga (Ala).

Stavolta, però, non si ripeterà il «caso commission­i», con le tre vicepresid­enze assegnate in quota maggioranz­a ai verdiniani dopo il voto determinan­te di Ala sulla riforma del Senato: «Noi — insiste D’Anna — non chiediamo niente anche perché siamo stati insultati sulle vicepresid­enze come voltagabba­na e traditori. Meglio tenersi le mani libere».

Giovedì, dopo le mozioni, in aula arriva la legge Cirinnà sulle unioni civili e in questo caso le strade battute fin qui dai renziani e dai verdiniani si potrebbero dividere: «Sono contro la pratica dell’utero in affitto e non credo che voterò l’articolo 5 della legge sulla stepchild adoption così come è», avverte D’Anna. Anche Ala lascerà libertà di coscienza ai suoi senatori ma l’aria che tira, conferma Falanga, «è quella di modificare l’articolo 5 altrimenti c’è il rischio concreto che la legge salti». Un altro testo cui Renzi tiene molto è quello sull’omicidio stradale che presto sarà per la terza volta al Senato: «Sul testo che arriva dalla Camera continuere­mo a presentare emendament­i», avverte Falanga che siede in commission­e Giustizia.

Ala conta su 8 deputati, 18 senatori con nuovi innesti previsti a breve. Ma a febbraio il Movimento di Verdini si consolider­à (la sede nazionale già è stata aperta in piazza Poli a Roma, in arrivo sezioni periferich­e, fondazione e responsabi­li Ma sulle unioni civili il gruppo di Verdini potrebbe smarcarsi: no alle adozioni Dopo le amministra­tive Ala cercherà di convincere i moderati per il sì sul referendum territoria­li) per offrire agli elettori un « rassemblem­ent di moderati» di nuovo conio che cercherà, innanzitut­to, di far dimenticar­e le vicende giudiziari­e di Nicola Cosentino. Dopo le amministra­tive (Verdini ha già detto sì a Sala a Milano e sta per arrivare via libera per Giachetti a Roma e Fassino a Torino, mentre c’è inossidabi­le ostilità nei confronti di Bassolino a Napoli) si giocherà a ottobre la partita cui Renzi tiene di più. Il referendum costituzio­nale che vedrà Verdini e i suoi impegnati a traghettar­e i voti moderati di Forza Italia dal No al Sì. Forse anche per questo Maurizio Gasparri (FI), ora dice che «Verdini è un brasseur d’affaires, un combinator­e di matrimoni, una sorta di agenzia matrimonia­le».

Alla sinistra del Pd, che bolla il tentativo di Verdini come «svolta moderata che sposta a destra il fulcro del Pd», D’anna risponde: «A Gotor, che tira in ballo Moro per attaccarci, ricordo che lo statista Moro appartiene al Pantheon della Dc. Non della sinistra». i mesi trascorsi dalla fondazione del gruppo di Denis Verdini: dopo lo strappo da Forza Italia, Ala si è schierata spesso con la maggioranz­a di governo

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