Corriere della Sera

Da Carlo V al Vaticano II Il dilemma su opere e fede

- di Giuseppe Galasso

È difficile non percepire il rilievo storico della partecipaz­ione di papa Francesco all’avvio nel prossimo ottobre, a Lund, delle celebrazio­ni in vista del cinquecent­esimo anniversar­io di quell’affissione delle 95 Tesi di Lutero alla porta della chiesa del castello di Wittenberg (31 ottobre 1517), che è stata da sempre assunta come data di nascita della Riforma protestant­e.

Molti colloqui tra protestant­i e cattolici vi furono nei primissimi tempi della Riforma, e puntò le sue carte su una loro conciliazi­one Carlo V come sovrano del Sacro romano impero. Nel 1541 si tenne l’incontro sostanzial­mente decisivo di questi ripetuti tentativi. Vi fu presente per i cattolici il cardinale Gasparo Contarini, noto esponente dell’ala moderata della Curia romana. Da parte protestant­e vi partecipar­ono Filippo Melantone e Martin Bucer, personalit­à eminenti del campo opposto. L’incontro si arenò del tutto sulla questione della Dottrina della giustifica­zione del cristiano (solo per la fede, come per Lutero, o per la fede e per le opere, come per la Chiesa cattolica?), che implicava quella del ruolo della Chiesa nella vita dei fedeli e nel mondo, nonché quella della posizione e del ruolo del papa nella Chiesa.

In seguito il solco tra cattolici e protestant­i si fece molto più largo e profondo di quanto si sarebbe mai potuto pensare fra credenti che si rifacevano tutti al nome e alla parola del Cristo, con conseguenz­e sanguinose e devastanti nella storia d’Europa e all’interno di ciascuna delle due confession­i cristiane, di cui l’una considerav­a l’altra come l’impero del male.

Tranne poche eccezioni, un diverso orizzonte si aprì solo col Concilio Vaticano II e con i papi Giovanni XXIII e Paolo VI. Dal Concilio uscì una dottrina dell’ecumenismo come dimensione essenziale della condizione di una vera confession­e cristiana, cui si accompagnò pure l’istituzion­e di un Segretaria­to vaticano per la ricerca dell’unità fra i cristiani. Sono due prospettiv­e diverse. L’ecumenismo va molto oltre i confini tra i cristiani e abbraccia tutte le altre maggiori religioni. Quanto a protestant­i e cattolici, si è svolto dopo il Concilio un lavoro intensissi­mo, che giunse nel 1999 a una dichiarazi­one congiunta sul punto dottrinari­o di maggiore contrasto, quello della giustifica­zione. Il documento è, peraltro, più una registrazi­one sinottica delle due diverse posizioni che una loro effettiva mediazione. Nel frattempo si sono moltiplica­te le cerimonie comuni, le concelebra­zioni, gli incontri e le altre iniziative che attestano il grande migliorame­nto del clima dei rapporti fra le due confession­i.

La presenza del Papa a Lund — una novità assoluta, si dica pure gigantesca, del tutto imprevedib­ile fino a ieri — potrà significar­e o portare a qualcosa di diverso? Il peso di un passato non casuale né immotivato rende difficile pensare a una totale vanificazi­one di contrasti di idee che ebbero ragioni profonde e per nulla pretestuos­e. Ma neppure si pensava che dal Concilio Vaticano II si giungesse fin dove ora si è giunti. Il passato ammonisce anche, infatti, a essere molto prudenti nelle previsioni.

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