Il ricercato per l’Audi gialla va in questura «Non sono io»
Leonardo DiCaprio RedivivoRevenant aveva appena cominciato a lottare con il grizzly quando il telefono silenziato dell’avvocato Wilmer Perga ha cominciato a illuminarsi. «Dopo venti telefonate ho scritto un messaggio: sono al cinema, chi è?». Risposta: «Tu non mi conosci ma è urgente, ho bisogno di parlare con te».
Appuntamento all’una meno un quarto in piazza Castello, nel cuore di Torino. Si presenta un ragazzo albanese: «Io non c’entro niente con l’Audi gialla, giuro» attacca. Audi gialla? «Quella che stanno cercando ovunque, sì. Dicono che io sia della banda, gira una foto con me in primo piano e
dietro due amici, ma io non so niente della macchina rubata. Mi hanno chiamato mia madre e i miei nonni, in lacrime, dall’Albania. Dicono che hanno visto la mia faccia in televisione. Ma io sono stato a Forlì da amici tutti questi giorni, giuro. Posso provarlo, vi dico dov’ero e voi prendete le telecamere di quei posti e controllate».
Quel ragazzo che si chiama Altin e ha vent’anni, tira fuori dalla tasca un foglietto. È un decreto di espulsione del 13 gennaio 2016: lasciare l’Italia entro il 20 gennaio perché senza permesso di soggiorno. «Lo so che sono nel torto e che non dovrei essere qui ma non fa niente se mi arrestano o mi cacciano via, voglio andare alla polizia e spiegare che non c’entro con l’Audi».
Così ha fatto. Questi due ragazzi della foto li conosce? gli hanno chiesto. «Sì, sono miei amici. Sono in Albania e uno è in carcere». Si ricorda dello scatto? «Sì, eravamo a Mestre, un anno fa, l’ha fatta con il suo cellulare un poliziotto per identificarci».
«Non si può fare, è illegale» si arrabbia l’avvocato Perga. «E poi mi piacerebbe capire chi l’ha diffusa, quella foto. Sia chiaro che chi ha sbagliato pagherà».
Ieri mattina per Altin — ora nel Cie di Torino — nuovo ordine di lasciare l’Italia, stavolta accompagnato all’aereo che lo riporterà in Albania.