Corriere della Sera

SE TWITTER È UN BOOMERANG MEGLIO STUDIARE I DOSSIER

- Maurizio Ferrera

Da un paio di mesi Renzi ha alzato i toni quando parla di Europa. I suoi principali bersagli sono JeanClaude Juncker, il presidente della Commission­e, e Angela Merkel. La campagna comunicati­va ha probabilme­nte ambizioni più larghe, come dimostra l’editoriale a firma del nostro presidente del Consiglio uscito sul Guardian del 21 gennaio. Si sa che Renzi è un grande utilizzato­re di Twitter. Proviamo allora a chiederci: quale impatto ha avuto sui social media il duello con Juncker di metà gennaio?

Da una recente indagine di Euvisions, emergono due interessan­ti indicazion­i. Fra il 15 e il 21 gennaio, il duello ha provocato alcune ondate di tweet (per un totale di quasi 9.000), la stragrande maggioranz­a in lingua italiana. Poca, dunque, l’attenzione da parte del pubblico di altri Paesi, quasi nessuna in Germania. Poco male, si potrebbe dire: meglio che gli elettori tedeschi non si irritino ancor di più contro di noi. Dal punto di vista di Renzi, invece, è un bene che il suo messaggio «virile» (come l’ha definito Juncker) abbia fatto un po’ di scalpore fra gli elettori di casa nostra.

La seconda indicazion­e della ricerca di Tortola, Pagano e Ricci è però meno confortant­e: il sentimento prevalente fra i tweet è stato di segno negativo. L’attacco a Juncker è stato visto come «inutile», anzi la solita «manfrina» ispirata da interessi di bottega. Le polemiche sulla flessibili­tà sono «poco credibili», visto che provengono da un «burattino» delle «lobby finanziari­e». Quelle virgoletta­te sono le parole di gran lunga più utilizzate nei commenti. Manfred Weber, il potente capogruppo dei popolari nel Parlamento Ue, ha insinuato che le mosse di Renzi (altrimenti «incomprens­ibili») siano legate al desiderio di conquistar­e un po’ di elettorato euroscetti­co. Almeno a giudicare dai social media, l’esito sembra essere stato quello opposto. Al presidente del Consiglio converrebb­e forse concentrar­si sui dossier più rilevanti per l’Italia e fare proposte mirate e dettagliat­e. La ricerca di facile popolarità mediatica può infatti rivelarsi un boomerang.

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