Ilva, i commissari a Bruxelles Gli operai Fiom in piazza a Genova
Manifestazione a Cornigliano, i sindacati divisi sull’occupazione della fabbrica
Da una parte il governo cerca di mettere in «sicurezza» l’indagine avviata dalla Commissione Ue per stabilire se il sostegno dato all’Ilva rispetti le norme sugli aiuti di Stato. Dall’altra all’interno dell’azienda parte il tutti contro tutti: sindacati contro il governo, azienda contro i sindacati, Fiom contro Fim. Con il risultato di una giornata di disagi nel quartiere Cornigliano di Genova a causa della mancata presenza della ministra Federica Guidi a un incontro fissato per stabilire il futuro dei lavoratori del sito genovese.
Sul fronte europeo, ieri il commissario Enrico Laghi è volato a Bruxelles per incontrare i funzionari che hanno in mano il dossier aperto dalla commissaria alla Concorrenza Ue Margrethe Vestager. Laghi avrebbe registrato una «cauta apertura» da parte di Bruxelles sul riconoscimento che i finanziamenti, per complessivi due miliardi, siano stati indirizzati al risanamento ambientale. L’Ilva, ovviamente, dovrà dimostrare che non avranno effetti sull’ampliamento della capacità produttiva degli stabilimenti; ma se lo dimostrerà la risposta della Commissione sarà favorevole all’Ilva. Bruxelles avrebbe anche riconosciuto — secondo quanto trapela da fonti vicine all’amministrazione straordinaria — la discontinuità come paradigma della cessione degli asset. Del resto ciò è già stato evidenziato in un passaggio dell’invito a manifestare interesse pubblicato lo scorso 10 gennaio, laddove si assicura «la discontinuità, anche economica, della gestione dei complessi aziendali e la rapidità ed efficienza dell’intervento». Con la missione a Bruxelles il governo sta perseguendo l’obiettivo di chiudere in tempi ristretti il passaggio di consegne ai privati, anche con un affitto propedeutico a una successiva
cessione. Quante più manifestazioni d’interesse si avranno alla scadenza del bando del 10 febbraio, tanto più aumenteranno le possibilità che l’operazione si chiuda positivamente. Del resto la situazione si presenta — dal punto di vista dell’eventuale acquirente — più favorevole rispetto a due anni fa quando si arrivò a una semplice lettera d’intenti di ArcelorMittal in cui il colosso mondiale dell’acciao chiedeva la costituzione di una bad company a garanzia dei debiti pregressi e dei contenziosi legali pendenti. Da gennaio 2015, con l’amministrazione straordinaria, chi è interessato all’Ilva è già garantito sui debiti pregressi. E la mossa di prevedere anche l’affitto prima dell’acquisto entro 4 anni è un ulteriore «cuscinetto».
Se da una parte si cerca di «confezionare» nel miglior modo possibile il prodotto Ilva, dall’altra si creano delle spaccature che vanno in direzione opposta. Ieri, a Genova, infatti, è stata una giornata difficile, con copertoni incendiati e cassonetti dell’immondizia rovesciati per strada nel quartiere di Cornigliano a causa di una manifestazione degli operai aderenti alla Fiom. Tutto è partito dall’assemblea organizzata in mattinata dal sindacato metalmeccanici della Cgil in cui è stata decisa l’occupazione della fabbrica. La protesta è legata alla convocazione del Collegio di vigilanza a Roma, fissato per il prossimo 4 febbraio, per la quale «non è prevista — spiegano alla Fiom sulla base della lettera inviata dal direttore del Mise — la partecipazione né di esponenti del governo, a partire dal ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi, né di tutti i firmatari dell’Accordo di programma per lo stabilimento genovese, come invece avevamo chiesto insieme alle istituzioni locali». Da qui l’occupazione della fabbrica — che per l’azienda occupazione non è — da cui la Fim Cisl ha preso le distanze. «Lo stabilimento non risulta occupato — è la posizione dell’azienda — e non lo è stato neanche in mattinata » . « L’iniziativa della Fiom è legittima — ha invece sottolineato in una nota il segretario generale della Fim-Cisl Marco Bentivogli — ma è inaccettabile che in assemblea non si consenta di esprimersi a chi ha idee diverse e dichiarare la fabbrica occupata quando metà dei lavoratori sono già entrati a lavorare nonostante le intimidazioni all’entrata: è una prevaricazione inaccettabile». Al contrario — e in un certo senso paradossalmente — il sostegno alla Fiom è arrivato da destra: per il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, di Forza Italia, «la richiesta della Fiom sulla presenza di un rappresentante del governo all’incontro è da sostenere».