Mille stage grazie agli atenei
Le offerte con i canali universitari. I numeri di Bocconi, Luiss e Statale a Milano
A conti fatti — rileva Eleonora Voltolina, direttore della «Repubblica degli Stagisti» — «ogni studente è costretto a far da sé». Stagista di se stesso. A caccia di un tirocinio per suo conto — al netto di poche best practice (per esempio le private Bocconi, Luiss e Cattolica e le pubbliche Statale, Milano Bicocca, Bologna, Firenze, Perugia e Siena) — nonostante sia inserito nel piano formativo. Sia cioè curriculare. Necessario. Propedeutico al conseguimento del titolo. La contabilità annuale degli stagisti (laureandi) è di 250mila. Circa la metà del montante complessivo di tirocini attivati ogni anno (500 mila) dalle università, dalle aziende, dalle agenzie per il lavoro, dalle regioni, dalle, comprensivi degli stagisti non curriculari: i laureati e i diplomati a caccia di un’occupazione. Che — nell’attesa — provano ad inserirsi in azienda con questo strumento formativo, pur senza aver strappato un contratto vero e proprio.
Qualcuno — malignamente — anni fa definì la (nostra) una repubblica fondata sugli stage. A quasi 20 anni dalla normativa che la istituì (il decreto ministeriale 142 del 1998) siamo ancora di fronte ad un caos indistinto. Di norme. Di regolamenti regionali. «Ognuno in ordine sparso», mette nero su bianco Adapt, l’associazione fondata da Marco Biagi molto attiva per i suoi studi comparativi sul lavoro. La frammentazione è evidente, ad esempio, sul rimborso spese. Normato soltanto per i tirocini extracurriculari, dopo anni di vacatio legislativa. Inesistente per gli stage durante il periodo universitario e anche nelle scuole superiori a seguito della rivoluzione inaugurata dalla riforma della «Buona Scuola» che prevede percorsi di alternanza tra i banchi e in azienda.
«Stiamo assistendo ad una deludente divisione degli stage di serie A e di serie B», denuncia Voltolina. Con un’affannosa corsa delle imprese a prendere stagisti laureandi in modo da non dover loro corrispondere nulla. Per gli altri l’indennità di partecipazione è compresa tra i 300 e i 600 euro mensili. Altro tema è la difficoltà con la quale le università cercano contatti per i laureandi. La sensazione è che gli uffici deputati a questo ruolo sono molto sotto-dimensionati. Alla «Sapienza» di Roma non c’è un completo coordinamento tra i vari dipartimenti. Ecco perché le università private finiscono per fare la parte del leone. La Luiss a Roma ha attualmente almeno 200 posizioni aperte di tirocinio al mese destinate ai suoi studenti, la Bocconi (è una stima approssimativa) è a 300. La Statale sfiora quota 500. In totale — considerando il variegato mondo universitario italiano — ci sono in media 20 mila studenti al mese a caccia di un tirocinio. Per pochi di loro c’è un vero supporto. Peccato.