Premio Bagutta: vincono Di Stefano e Maurensig
Il più antico premio letterario italiano celebra l’ottantanovesima edizione nel segno della narrazione biografica e della memoria: e annuncia due vincitori ex aequo (con un romanzo biografico e una silloge di racconti ispirati ai diari di italiani non illustri) e un’opera prima che risale nella storia italiana fino agli anni di piombo. La giuria del Premio Bagutta, presieduta da Isabella Bossi Fedrigotti (e composta da Andrea Kerbaker, Rosellina Archinto, Silvia Ballestra, Eva Cantarella, Pietro Cheli, Elio Franzini, Umberto Galimberti, Piero Gelli, Ranieri Polese, Elena Pontiggia, Enzo Restagno, Mario Santagostini, Valeria Vantaggi e Orio Vergani) ha assegnato quest’anno a pari merito la vittoria a Paolo Di Stefano per il suo Ogni altra vita (il Saggiatore) e a Paolo Maurensig per Teoria delle ombre (Adelphi), conferendo inoltre il premio per l’opera prima a Nadia Terranova per il romanzo Anni al contrario (Einaudi). Si tratta di scritture molto diverse tra loro, accomunate però dall’interesse per le storie, le vite vissute. Le vite degli altri, insomma, che talvolta e per vie dirette o indirette si intrecciano con la nostra.
Accade ad esempio nel libro di Di Stefano, già vincitore del Premio Volponi per La catastròfa (Sellerio, 2011) e del Premio ViareggioRèpaci e del Comisso per Giallo d’Avola (Sellerio, 2013): lo scrittore e giornalista del «Corriere della Sera», nato ad Avola nel 1956, in questo Ogni altra vita racconta vicende che dai diari e dalle memorie di «italiani non illustri» finiscono con il confluire nei ricordi di famiglia e intrecciarsi con i più casuali incontri quotidiani, dando corpo alla storia d’Italia degli ultimi cent’anni: il venditore di uova che arranca per poche lire nelle campagne siciliane, la ragazza malmaritata del tempo della guerra, i giovani dai lavori pericolosi e precoci dell’immediato dopoguerra riprendono voce evocati da una pagina di diario o dal ricordo che ne portano i figli e le figlie, o da una fotografia ingiallita mostrata allo scrittore da una vecchia conoscenza della famiglia. Indaga invece sulla misteriosa morte di Alexandre Alekhine, campione del mondo di scacchi che nel 1946 venne trovato senza vita in circostanze oscure, il romanzo con cui lo scrittore goriziano Paolo Maurensig (1943) ritorna alla passione e alla potenza evocativa del gioco degli scacchi: l’autore della Variante di Lüneburg (Adelphi, 1993) e di Canone inverso (Mondadori, 1996) fa rivivere intorno agli ultimi giorni del giocatore di scacchi Alekhine il tempo del processo di Norimberga, evoca il mondo inquieto e incerto, pieno di ombre, che segna la fine della guerra e l’inizio della Guerra fredda, tra le accuse di collaborazionismo e le personali inquietudini, debolezze e ambiguità accanto alla teoria inflessibile, impietosa, degli scacchi.
Un tempo ricostruito ed evocato attraverso le storie dei protagonisti è anche quello del primo romanzo della messinese Nadia Terranova (1978), premiato dalla giuria del Bagutta come opera prima: la sconfitta della generazione degli anni Settanta viene raccontata attraverso l’amore tra il «compagno Santatorre» e la studentessa modello Aurora, addensando nella pagina il fitto linguaggio ideologico e politico di quell’epoca, la voglia di cambiamento, ma soprattutto la distanza netta tra l’entusiasmo trascinante dei sogni e la durissima realtà. Come ogni anno, la cerimonia di premiazione dei vincitori si svolgerà domenica 31 gennaio nel ristorante milanese che dà il nome al Premio, e dove il Bagutta è nato nel 1927. Dall’alto: Paolo Di Stefano e Paolo Maurensig