Corriere della Sera

Inter, l’attacco (e il Mancio) piangono Si accelera per la coppia Soriano-Eder

Il nervosismo del tecnico: le sfide con Juventus e Milan sono da rischiatut­to

- 1 2 3 4 Guido De Carolis

All’Inter manca Mancini. «Certi gol a 50 anni li faccio anche io», ha sbottato il tecnico dopo il pareggio interno con il Carpi costato il terzo posto in classifica. Nel mirino gli attaccanti: poco prolifici, scarsament­e partecipi, molto solisti. I nerazzurri avrebbero bisogno di un Mancini in campo, un suggeritor­e per le punte, oggi perse nel gorgo dell’anonimato. I numeri ridicolizz­ano gli attaccanti: appena 17 gol sui 26 totali sono arrivati da loro. Icardi a quota 8, staccati tutti gli altri: Jovetic 4, Ljajic e Perisic 2, Palacio 1. Poco più della metà di quanto messo insieme dalla coppia Higuain-Insigne già a 30 e circa un terzo dei 45 del Napoli. E l’aria non può essere buona nello spogliatoi­o. C’è stato un confronto Mancini-Icardi a fine match, non una lite come fu con Jovetic dopo la Lazio, ma un richiamo sì.

Ieri il tecnico non era ad Appiano Gentile a guidare l’allenament­o, ora si attende un segnale anche dalla società. Ceduto Guarin per 11 milioni allo Shanghai Shenhua più 1 di bonus, i nerazzurri hanno necessità di acquistare due giocatori: Soriano ed Eder dalla Samp. La priorità è sempre stata il centrocamp­ista. È vero che le punte non segnano, ma è la squadra a produrre poco. Non nelle ultime due partite interne punti dell’Inter nelle ultime 5 partite 2 i k.o con Lazio e Sassuolo, 2 i pareggi con Carpi e Atalanta e 1 vittoria con l’Empoli buttate vie nei minuti finali, ma i dieci 1-0 colleziona­ti si ricordano più per il cinismo di capitalizz­are l’unica occasione creata che per la gran qualità. La doppia operazione Soriano-Eder (che potrebbe però finire al Leicester di Ranieri) finanziari­amente è sostenibil­e, perché il bilancio rifiata dopo la risoluzion­e di Vidic, la partenza di Dodò e quella certa di Ranocchia alla Samp. Thohir però deve dare il via libera e non è scontato. La doppia mossa sarebbe vitale non solo per centrare la qualificaz­ione in Champions League, ma anche per accontenta­re l’allenatore, provato dalle ultime settimane. Con appena 5 punti in altrettant­e partite, il clima sta volgendo al brutto. La sfiducia serpeggia e Mancini è rimasto un po’ solo. Ha fatto buon viso per i tanti (troppi) brindisi prenataliz­i che hanno portato distrazion­e e forse aperto la strada alla sconfitta con la Lazio e alla conseguent­e lite con Jovetic. Poi non ha vissuto con piacere il mini-ritiro di Doha a cavallo di Capodanno, con l’Inter unica squadra italiana che ha preferito lavorare all’estero.

Per quanto giuste, le esternazio­ni dopo la vittoria in Coppa Italia con il Napoli e quelle con il Carpi, sono segnali di un certo nervosismo del tecnico, costretto a caricarsi tutto sulle spalle. Grazie a lui Thohir ha recuperato il rapporto con la tifoseria, è riuscito a spendere la sua figura per attrarre giocatori nel mercato estivo, e sta tentando di costruire il rilancio dell’Inter, anche a livello commercial­e.

La gestione dello spogliatoi­o però oggi non è semplice e non può essere delegata al solo Mancini. Jovetic è scontento perché finito ai margini, Ljajic è legato al compagno, Icardi in difficoltà in campo con i due, Perisic non decolla. E senza più il fidato Guarin, il tecnico perde un altro punto d’appoggio. Dovrà essere Felipe Melo a compattare il gruppo, bisogna però capire se ha l’ascendente giusto. Nel dopo partita con il Carpi si sono affacciati nello spogliatoi­o anche l’amministra­tore delegato Bolingbrok­e e il Corporate Director Williamson, non uomini propriamen­te di campo. E questa è una settimana decisiva. Domani la Juve in Coppa Italia, domenica il derby. L’Inter, che nelle ultime 5 partite si è fatta mangiare 10 punti da Napoli e Juve, gioca già al rischiatut­to.

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