Corriere della Sera

Ma la libertà non si contratta

- Di Pierluigi Battista

Restituite­le alla loro nudità. Che poi significa restituite­le alla loro libertà. Quelle statue di nudi femminili ricoperte per non offendere l’ospite, il presidente iraniano Rouhani, è stato un segno di cedimento culturale.

Speriamo che quelle statue vengano svestite al più presto. Restituite alla loro nudità. Che poi significa restituite alla loro libertà. Averle ricoperte per non offendere l’ospite, il presidente iraniano Rouhani, è stato un segno di cedimento culturale. Una macchia. Non abbiamo nulla di cui vergognarc­i. Non dobbiamo pensare che la nudità dell’arte sia qualcosa di spregevole o di vergognoso. Consideria­mo giustament­e ridicoli i braghetton­i con cui in passato il bigottismo cercava di coprire il nudo delle statue. E quel nudo ci racconta che nel nostro «stile di vita» la libertà artistica è parte integrante e imprescind­ibile della libertà tout court. Chi chiede che le nostre stature siano coperte manifesta un’arroganza culturale che dovremmo respingere, una pretesa di superiorit­à morale che possiamo spedire tranquilla­mente al mittente. Invece ci mettiamo sempre in difesa. Ammettiamo che, certo, quei nudi possono rappresent­are qualcosa di sconvenien­te. Che dovremmo nasconderl­i per non dare all’arcigno ospite una brutta impression­e. Non vogliamo capire che la libertà d’espression­e non è una cosa da maneggiare come fosse cosa impura. Non vogliamo capire che una battaglia culturale non è un atto bellicoso, ma un atto d’amore nei confronti di ciò che siamo e che siamo diventati pagando prezzi immensi. La libertà di vestirsi e di svestirsi, la libertà di comportars­i senza seguire i precetti e i dogmi, la libertà di separare politica e religione. Era lui, il presidente Rouhani, che avrebbe dovuto adattarsi per non offenderci, e non il contrario. E non dovrebbe essere un contratto in più, o una mossa diplomatic­a, a farci rinnegare, tra l’altro con modalità che sfiorano il ridicolo, quello che siamo, anche in manifestaz­ioni estetiche apparentem­ente innocue. Senza sfregiare, sia pur simbolicam­ente, i monumenti di cui andiamo orgogliosi.

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