«Capolavori legati alla storia di Roma»
«La Venere Capitolina, il Ratto delle Sabine di Pietro da Cortona... indubbiamente sono state nascoste due opere tra le più simboliche della storia di Roma, legatissime alla vicenda dei Musei Capitolini...». Claudio Strinati, storico dell’arte e famoso divulgatore del nostro patrimonio culturale, è stato dal 1991 al 2009 Soprintendente del Polo Museale Romano (ha riorganizzato molti musei della Capitale) ed è difficile che una grande mostra capitolina non ospiti, nel catalogo, un suo intervento proprio per la profonda conoscenza del retaggio storico-artistico di Roma.
Professore, cominciamo dalla Venere Capitolina.
«Siamo di fronte alla copia romana di un capolavoro di Prassitele. L’opera è naturalmente bella in sé ma è importante soprattutto come memoria dello straordinario originale perduto. La Venere testimonia il profondo legame dell’arte romana con quella greca per le mille suggestioni che i romani ricevettero da quella più antica civiltà.
Come disse Orazio, Graecia capta ferum victorem cepit, ovvero la Grecia conquistata a sua volta conquistò l’incolto vincitore, cioè Roma. La Venere Capitolina ci racconta tutto questo, anche con la sua inimitabile bellezza».
E per quanto riguarda Pietro da Cortona, e la carnalissima tela del Ratto delle Sabine? Anche quella sala è stata chiusa... Qual è la sua importanza?
«Qui parliamo della rappresentazione di uno dei miti fondanti di Roma, il rapimento delle donne destinate a popolare una città nata da poco. La tela è frutto di una commissione da parte dei marchesi Sacchetti ed ora fa parte del patrimonio dei Musei Capitolini. Non so quanti romani oggi siano consapevoli del valore che ha per la città quel mito rappresentato. Però dobbiamo ricordare che è l’opera di un grande celebratore del papato, soprattutto quello di Urbano VIII. A una commissione di quel pontefice si deve uno dei massimi capolavori del Seicento europeo, lo strepitoso Trionfo della Divina Provvidenza nel Salone d’onore di Palazzo Barberini».