Unioni civili, tutti i dem le voteranno E Alfano si prepara al referendum
Ma nel Pd resta la libertà sull’adozione, si tenta di mediare. La spinta del Consiglio d’Europa
Prima l’assemblea dei senatori, poi la riunione riservata al Nazareno con i rappresentanti delle associazioni gay. Finché a sera, dopo un’altra giornata di trattative e mediazioni, nel Pd l’ottimismo ha avuto la meglio sulla paura di perdere la faccia. La partita delle unioni civili non è chiusa e il rischio che i Cinque Stelle approfittino dei voti segreti per giocare qualche tiro a Renzi resta alto, ma il partito del premier ha ritrovato l’unità. «Non andremo in ordine sparso», promette Luigi Zanda dopo aver chiesto massima disciplina. E alla vigilia dell’arrivo del provvedimento nell’aula di Palazzo Madama, l’«adozione temperata» potrebbe essere la soluzione del rebus.
Con un voto all’unanimità nell’assemblea del gruppo, i dem hanno deciso che i 112 senatori voteranno compatti il ddl Cirinnà. Con la stepchild adoption, o senza. È una formula di compromesso, l’unica cornice in grado di contenere i cattolici (e non) contrari all’adozione del figlio del partner e i senatori più spinti sul piano dei diritti, che da sinistra avrebbero voluto il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Il lodo Zanda dice in sostanza che la libertà di coscienza sarà garantita sull’adozione e sugli altri passaggi più sensibili, da decidere tra una settimana nell’ufficio di presidenza del gruppo. Ma guai a differenziarsi sulle pregiudiziali di costituzionalità, guai a smarcarsi sul voto finale.
La parte più delicata dell’arazzo è ancora tutta da tessere e, complice il Family day imminente, le tensioni trasversali fra le varie anime del Pd restano altissime. Da una parte c’è il Consiglio d’Europa, che rilancia il suo monito. «Incoraggio l’Italia a garantire il riconoscimento legale delle coppie dello stesso sesso, così come stabilito dalla sentenza della Corte europea dei diritti umani», ha dichiarato il segretario generale Thorbjørn Jagland. Dall’altra c’è il ministro Angelino Alfano, il quale ripropone l’ipotesi della consultazione popolare contro il ddl. «Il referendum? L’ho messo nel conto» ha avvertito il leader di Area popolare: «Se la legge fosse percepita come un punto di eccesso, in una direzione o nell’altra, affidarsi al popolo potrebbe essere una scelta razionale».
Dietro la facciata, il Pd resta diviso. I contrari al testo, conteggiati in 29 senatori, non vogliono saperne di votare la stepchild così com’è e se il loro dichiarato malessere si saldasse a quello del centrodestra, l’adozione salterebbe. Il che potrebbe offrire ai Cinque Stelle il pretesto per smarcarsi, facendo fallire l’accordo. Al Nazareno hanno studiato la contromossa per «asciugare il dissenso». Un emendamento dei senatori Marcucci e Pagliari prevede una fase di pre-adozione durante la quale toccherebbe al giudice verificare il contesto affettivo in cui si verrebbe a trovare il minore. Monica Cirinnà non vuole sentirne parlare: «È incostituzionale». Ma per il fronte renziano è questa la mediazione che può convincere un drappello di cattodem a votare sì, disinnescando la mina dei 5 Stelle.
Tanti dem non si fidano, sentono puzza di bruciato. Perché mai il M5S non ha presentato nemmeno un emendamento? Cosa c’è sotto? E se davvero, come si mormora a Palazzo Madama, anche Berlusconi guardasse alle unioni civili «per far saltare il banco»? Interrogativi che hanno convinto i vertici a cercare il massimo dell’unità dentro il Pd, con un emendamento congegnato per allargare la maggioranza. «A voto segreto — è il timore che circola — i grillini possono tirarci il bidone e poi dire che sono stati i nostri a votare contro».
La legge arriverà in aula domani, dopo che al Nazareno sono saliti i vertici delle associazioni lgbt, per incontrare Monica Cirinnà, Micaela Campana, Walter Verini e Beppe Lumia. Il quartetto ha prospettato l’«adozione temperata» come la soluzione. «Siamo all’ultimo miglio — spera Verini —. L’emendamento Marcucci-Pagliari può essere un passo importante verso l’unità». Ma la coperta è corta e a forza di tirare potrebbe strapparsi. «Sel — avverte Loredana De Petris — non firma cambiali in bianco».