Il governatore leghista della Lombardia
«Abbiamo ottenuto quello che volevamo: creare un caso mediatico». Roberto Maroni lo dice tranquillo. Anzi, soddisfatto. L’iniziativa di accendere le luci del grattacielo Pirelli, sede della Regione Lombardia, in modo da formare la scritta «Family day», sul web è diventata virale: i fotomontaggi con le scritte più varie — a partire dal «Amore= famiglia » della popstar Mika — sono stati condivisi giorni e giorni. Il che suscita il godimento profondo del governatore lombardo. E pazienza se il suo segretario, Matteo Salvini, fa sapere che lui non ci andrà: «Rispetto quelli che saranno in piazza sabato ma non vado al Family day. Non metto il cappello su iniziative di altri. E poi sono divorziato, non sono un modello».
Perché teneva tanto a creare un caso mediatico?
«Ho voluto enfatizzare un fatto dalla rilevanza politica straordinaria. Se il parlamento approverà le unioni civili con la stepchild adoption, il Nuovo centrodestra non potrà restare in quella maggioranza. Se non venissero approvate, Renzi ne uscirà sconfitto. Qualcosa di molto interessante, che meritava eco adeguata».
Il fotomontaggio che più le è piaciuto?
« Ovviamente, quello di Mika. Ha innescato la reazione a catena e ha aiutato molto nell’effetto complessivo».
Non ritiene che sia improprio che un’istituzione tifi apertamente per una parte?
«Macché. E non sono da solo: hanno tifato — a favore delle unioni — sia il sindaco di Milano che quello di Torino. Per non parlare della presidente della Camera Laura Boldrini. Le critiche sono frutto del buon vecchio doppiopesismo della sinistra. Io credo che sui valori e sui principi fondanti della nostra società dobbiamo schierarci e dobbiamo scendere in campo».
Qui, era facile. Eravate tutti d’accordo.
«Non è quello il punto. In Lombardia se c’è una questione la si affronta. Quando ho lanciato la riforma del sistema