Corriere della Sera

Le toghe aprono il fronte del lavoro «Troppi carichi, conta la qualità»

Produttivi­tà e ferie tagliate: l’anima «sindacale» si rafforza dopo i referendum dell’Anm

- Dino Martirano Giovanna Cavalli

L’onda lunga del malessere dei magistrati ora prende forma con il risultato dei referendum indetto dall’Anm (il sindacato delle toghe) su responsabi­lità civile, ferie accorciate per tutti gli uffici giudiziari e carico di lavoro massimo «esigibile» da un singolo magistrato. Su quattro quesiti è prevalsa l’anima «più sindacale» dell’Associazio­ne nazionale magistrati che da tempo viene cavalcata dalle correnti di destra (Magistratu­ra indipenden­te e Autonomia e indipenden­za) e da ultimo dal gruppo dei cosiddetti «grillini» di Proposta B.

Al referendum — promosso dal giudice Giovanni Favi di Torre Annunziata e per il quesito sui carichi di lavoro da Autonomia di Piercamill­o Davigo — hanno partecipat­o una buona metà degli 8.605 magistrati italiani. È prevalso il sì, anche con punte dell’85 per cento sulla sessione feriale che, come è noto, è stata sottoposta a cura dimagrante da Renzi. Prima del 2015, i tribunali rimanevano chiusi (esclusi i processi con detenuti) fino al 15 settembre: 45 giorni in cui il magistrato era comunque obbligato, pur se lontano dall’ufficio, a scrivere sentenze e provvedime­nti. Ora che i giorni sono diventati 30, i magistrati chiedono «la sospension­e dei termini per i deposito dei provvedime­nti giudiziari durante il periodo feriale».

Per tamponare gli effetti della legge sulla responsabi­lità civile della attività disciplina­re del Csm, il referendum ha dato il via libera a tre proposte che la giunta dell’Anm (si vota a marzo) dovrà prendere in consideraz­ione: la cessazione «dell’attività di supplenza» di magistrati e cancellier­i per almeno 7 giorni non consecutiv­i»; l’obbligo per l’Anm di destinare 1/3 delle quote per coprire le spese di assicurazi­one dei soci; richiesta al Csm di stabilire «una cifra secca come per i giudici amministra­tivi» del lavoro sostenibil­e dal singolo magistrato.

Per Rodolfo Sabelli (Area), presidente dell’ Anm, «non è una novità una sofferenza per le condizioni di lavoro, ma sarei prudente prima di parlare di “svolta sindacale”». Roberto Carrelli Palombi ( Unicost) condivide: «I problemi struttural­i vengono da lontano» ma ammette che alcuni quesiti «erano mal posti». Il giudice Piercamill­o Davigo è più esplicito: « Bisogna stabilire la quantità di lavoro che si può esigere da un magistrato. Dobbiamo ridimensio­nare l’offerta di giustizia assicurand­one la qualità. Basta inseguire l’illusione di una produttivi­tà illimitata. Io lavoro in Cassazione dove si “producono” 100 mila processi l’anno. I francesi ne fanno 100, gli americani 80...». Via libera del cda al nuovo statuto: presto a Campo Dall’Orto i nuovi poteri da ad

vada, il «confino» in una struttura minore. Si saprà oggi. Certa invece la notizia che Augusto Minzolini, l’ex direttore del Tg1 condannato per la vicenda delle note spese (in primo grado fu assolto) si è dimesso dalla Rai: «Finalmente respiro, lì dentro c’è un’aria pestifera». Tornando allo statuto, c’è una norma che fissa un tetto del 5 per cento per i dirigenti esterni: 12, su una pianta organica di 252. Nel suo interregno da dg, Campo Dall’Orto ne ha già assunti 9 e deve rimpiazzar­e il direttore finanziari­o Camillo Rossotto. Dunque avrebbe quasi esaurito la quota, senza aver ancora messo mano alle reti. Ma la norma non è retroattiv­a e dunque in realtà alla fine potrà cooptare fino a 22 esterni. «Si è fatto un bel regalo», commenta un insider di viale Mazzini. Il 7 febbraio Rainews farà sciopero. Non proprio un cordiale benvenuto per Carlo Verdelli, direttore editoriale dell’informazio­ne. Quanto alla proposta di riportare Beppe Grillo in prima serata, Freccero ammette che «è stata accolta con una certa freddezza». Intanto al convegno «Microfoni aperti» organizzat­o da Maurizio Gasparri, il patron de La7 Urbano Cairo protesta: «Con il canone in bolletta la Rai avrà 300 milioni in più, ma la stessa quota di pubblicità. Siamo sicuri che il tg di Mentana non faccia più servizio pubblico di loro?»

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