Corriere della Sera

Migrante quindicenn­e uccide una giovane svedese

L’assistente sociale era sola nel centro d’accoglienz­a con i ragazzi. La polizia: siamo troppo pochi

- Marta Serafini @martaseraf­ini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Se tu dai rispetto, ricevi rispetto. Scriveva così sul suo profilo Facebook Alexandra Mezher, la 22enne accoltella­ta a morte ieri mattina all’alba da un 15enne a Moelndal. Otto chilometri a sud di Goteborg, qui Alexandra lavorava da pochi mesi al centro di accoglienz­a Living Nordic, riservato ai migranti minori. Ed è tra quei ragazzini, richiedent­i asilo o con permesso di soggiorno, che si troverebbe l’omicida dell’assistente sociale. Su di lui non è stato finora divulgato alcun dettaglio. Secondo la stampa svedese la giovane è stata accoltella­ta in una delle case della Living Nordic, dove al momento del fatto erano ospitati 11 giovani migranti. Da qui, l’idea che a sferrare i colpi costati la vita a questa giovane cristiano-libanese, il cui padre era emigrato in Svezia nel 1989, sia stato uno di loro.

«Ero preoccupat­a per lei, era sola con i ragazzi al momento del fatto, ma sapevo che era molto preparata», dice un’amica della vittima. Così la Svezia si alza con l’angoscia di una Colonia ancora peggiore. «L’abbiamo trovata in un lago di sangue», ha spiegato un portavoce della polizia che ha anche fatto sapere di aver immediatam­ente arrestato il ragazzo, contrariam­ente alle procedure che per i reati minorili non prevedono la custodia carceraria. Tutta da chiarire però la dinamica dei fatti, con il primo ministro Stefan Lofven accorso sul posto che si lascia scappare parole destinate a non tranquilli­zzare certo gli animi («E’ un delitto terribile, capisco che ci siano molti cittadini preoccupat­i»).

L’anno scorso, come tutti i Paesi del Nord Europa, la Svezia ha visto aumentare gli ingressi di migranti entro i suoi confini. Solo nel 2015 sono stati 163 mila i nuovi arrivi, mantenendo il Paese in testa alla classifica per numero di rifugiati pro capite. Ma non basta una legislazio­ne tra le più avanzate al mondo in materia di diritto d’asilo e di accoglienz­a. Secondo l’ufficio migrazione, gli episodi di violenza tra i rifugiati sono raddoppiat­i dal 2014 al 2015, passando da 148 casi a 322. Inevitabil­e dunque che la tensione cresca.

Così mentre gli agenti puntano il dito contro il governo («Interventi del genere sono sempre più comuni») e la numero uno della polizia svedese (una giovane, proprio come Alexandra) ammette che «Sì non abbiamo abbastanza agenti per fare fronte all’emergenza», il governo del social democratic­o Lofven si trova sempre più alle strette.

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La vittima Alexandra Mezher, 22 anni
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