Corriere della Sera

«Io, fermato quattro volte col fucile Ma nessuno mi ha detto nulla»

L’uomo di Termini. Il prefetto Gabrielli: forse abbiamo creato più panico noi

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Per chi abita su via Anticolana, la strada che dal casello della Roma-Napoli porta al centro di Anagni, è già un eroe. Tutti vorrebbero stringergl­i la mano («Perché è innocente», dicono dal benzinaio. «E anche perché ha fatto vedere che sulla sicurezza ci raccontano solo storie»), ma Luca Campanile, 44 anni compiuti da poco, preferisce restare chiuso in casa. Una villetta immersa nel verde non lontana dal casello. Dentro ci sono gli anziani genitori e il figliolo di otto anni.

Campanile esce solo quando l’avvocato Marco Stirpe lo rassicura: «Non c’è niente da temere, non hai fatto niente». E infatti dopo una mattinata trascorsa nella caserma della compagnia di Anagni, il quarantenn­e — trovato a casa dagli investigat­ori dell’Arma e colpito da un lieve malore — è stato rilasciato senza alcuna imputazion­e. Nemmeno procurato allarme.

In realtà quanto accaduto ha messo in luce le «falle» nel sistema di sicurezza, anche se il ministro Angelino Alfano dice che «si è reagito con grande tempismo». «Forse abbiamo creato più panico noi», ammette il prefetto Franco Gabrielli che in serata ha presieduto un briefing con i vertici delle forze dell’ordine per fare il punto della sicurezza a Termini e più in generale a Roma, anche perché a febbraio il Giubileo entrerà nel vivo con le giornate di Padre Pio.

Pizzaiolo a Casal de’ Pazzi, vicino al carcere di Rebibbia, separato, Campanile abita a Vigne Nuove, periferia nord est della Capitale. Ma torna spesso ad Anagni per stare con il bambino. «Ma che ne sapevo che per portare un regalo al piccolo avrei combinato tutto questo casino. Certo, se fossi stato davvero un terrorista avrei potuto fare di tutto. Ma non lo sono, e non amo tutta questa pubblicità».

Possibile che non abbia pensato che girare con un fucile in mano avrebbe scatenato il panico? «No, è vi dico perché: a parte il fatto che era proprio un giocattolo, per giunta rotto, di quelli che sparano palline di plastica, a Termini mi hanno fermato quattro volte per chiedermi il biglietto del treno. Almeno in otto hanno visto il fucile e non mi hanno detto niente. Perché mi sarei dovuto preoccupar­e?».

Dalla ricostruzi­one della polizia ferroviari­a Campanile ha

Individuat­o Luca Campanile camminato per sette minuti in stazione dove era arrivato alle 19.30 circa.

L’arma giocattolo è stata vista anche da una famigliola, due donne e un ragazzo che gli ha chiesto un’informazio­ne. Nessuno era spaventato, qualcuno ha perfino sorriso. Poi il pizzaiolo è salito sul treno. Ma l’allarme era già scattato da otto minuti, dalle 19.22, dalla fermata della metro B1 di piazza Bologna dove una passeggera aveva scambiato il giocattolo per un kalashniko­v. Secondo la Polfer l’evacuazion­e dello scalo ferroviari­o — che non sarebbe stata ordinata da quell’ufficio — il fuggi fuggi della gente terrorizza­ta e l’intervento dei reparti speciali sono avvenuti quando il convoglio per Anagni aveva ormai lasciato Termini.

Chi ha sbagliato? Ecco le criticità emerse con l’allarme di lunedì: tempi d’intervento lenti ( gestiti dal nuovo numero d’emergenza unico regionale 112), ricerche del sospetto andate a vuoto, accessi allo scalo ferroviari­o non controllat­i. «Dal mio punto di vista — dice Gabrielli — le procedure hanno seguito quelle che erano le disposizio­ni: le migliorere­mo e le affineremo, meglio di così si può comunque fare. È stato un evento che dobbiamo vivere come una sveglia, il pericolo c’è e va gestito». Il pizzaiolo, con il regalo per il figlio, quel rischio non l’ha proprio avvertito: «So solo che i carabinier­i sono stati gentili e ne hanno comprato un altro al bambino: la battaglia navale».

Ma che ne sapevo io che per portare un regalo a mio figlio avrei combinato tutto questo casino?

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