Armani: colore malva, volant e short L’ecologismo zen di Chanel
Meno eccitazione (e clienti) alle sfilate del lusso. Valli: città ferita a cui devo tutto
Di malva si veste da capo a piedi la (giovane) donna di Armani Privè. Se può lascia scoperte le gambe. Alle gonne corte preferisce gli short. E con il tacco basso si permette le calzette alla caviglia. L’abito vaporoso le si addice, ma si sente più a suo agio con il parka di organza ricamata. Anche con quella chioma scura e ondulata Anni 40, quel guardaroba ammicca più alle figlie che alle madri delle famiglie che possono permetterselo.
È un bella ventata di freschezza quella che lo stilista italiano porta sulle passerelle dell’alta moda parigina in un momento in cui le maison sembrerebbero essere sotto tono. I fatti di novembre hanno lasciato tristezza e timore in città ma anche negli atelier. Ci sono meno «clienti» ad annotare in prima fila le uscite. E mancano gioia ed eccitazione. Forse è giusto anche cosi. Le sensazioni da Armani Privè non sono diverse ma è nell’aria la parola « speranza » , cioè nuove generazioni.
Gli short, si diceva. Che lo stilista propone persino nel tailleur. Non sono forse i calzoncini la minigonna delle ragazze di oggi? Così come le calzette o le sottane corte e svolazzanti. Poi, ovvio, di capolavori di artigianato si tratta: dalle organze ricamate e lavorate ai plissè e alle goffrature per i completi più semplici agli abiti da gran ballo. Tutto è scivolato e svolazzante e leggero a sottolineare un’attitudine naturale e disinvolta anche per indossare abiti così preziosi. I volant sono le rifiniture perfette persino i pantaloni/velo. Applaudono Giuseppe Tornatore e Olga Kurylenko, venuti dall’Italia come il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia.
Da Chanel la botta di vita è Cara Delevingne che se ne va spasso con il suo cagnolino fra i tek e il prato di quello che nelle fantasie più complicate di Karl Lagerfeld è il simbolo di un’eco-zen-couture. L’interpretazione moderna di un immaginario bucolico, con una grande casa di legno minimale e sostenibile e poi tutte queste ragazze vestite nelle mille sfumature del beige (colore amato da Coco) dalla silhouette lunga, a matita: gonne midi e piccole giacchette o top spesso aperti dietro, dal tweed alle organze più leggere e ricamate; abiti di raso profilato vagamente Japan; maniche jambon, gonnelloni folk, colli inamidati e solo e soltanto una scarpa con zeppa di sughero e una borsa-cintura porta iPhone taglia grande perché è quello che hanno in dotazione le ricchissime clienti. Il perché è un mistero, ma così è!
Intenso lo show di Giambattista Valli: «Dedico questa sfilata a una città ferita alla quale io devo tutto in questi dieci anni di lavoro». E via con l’omaggio ai giardini di Parigi: Tuileries, Royal, Bagatelle, Luxembourg. Ogni uscita è un bouquet di fiori («sono la mia ossessione») ricamati, stampati, intarsiati, a croquet, di pizzo, degradè, impressionisti. Valli li ha immaginati nello stile che per primo ha liberato il corpo in Francia, l’impero. Ecco allora le sorelle Bonaparte: abiti scivolati in tessuti ricamati di macramè con boccioli che si aprono in 3D.