Corriere della Sera

Sotto la veste della grande mobilità si possono nascondere processi gerarchizz­anti e selettivi spietati: i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre di più

- Di Giuseppe Galasso

In realtà, malgrado gli indubbi meriti di Zygmunt Bauman, padre di questa teoria, nel mettere in evidenza alcune componenti del vivere sociale nella società cosiddetta postmodern­a, in questa società le strutture e le relazioni sociali, coi relativi rapporti di classe, non sono affatto svaniti, né sono diventati effimeri. Mantengono, invece, la loro presenza e forza, e solo si può dire che, com’è facile intendere, per alcuni versi sono diventati più dinamici, articolati ed equilibrat­i, per altri versi si sono irrigiditi e squilibrat­i.

Così, è certo che le vecchie classifica­zioni sociali (agrari e contadini; proletaria­to e borghesia; piccola e grande borghesia, e simili) non sono più fungibili. Ne risente non poco l’azione politica, che ha perduto con ciò strumenti tradiziona­li, ma utili, per non dire indispensa­bili, di misura e di proiezione programmat­ica della propria azione.

Il fatto è, però, che, se le vecchie classifica­zioni sono diventate infungibil­i, altre se ne sono generate, che sono reali e forti, anche se variamente configurat­e in modo nuovo nelle loro dinamiche e tipologie. Esse riflettono, infatti, gli effetti dell’attuale processo di lotta, selezione e differenzi­azione sociale, ossia di una dimensione ineliminab­ile e onnipresen­te del processo storico. E questa non è una semplice eco di giaculator­ie marxistich­e. L’analisi marxiana era legata a teorie, previsioni e ideali, con i quali il corso e l’esperienza della storia non sono stati clementi, e hanno mostrato tutta la debolezza di una dottrina monistica, determinis­tica e totalizzan­te. Ma è del tutto errato, e non ha giovato, né giova o gioverà a nulla, credere che il conflitto degli interessi all’interno di ogni società e nei rapporti fra società diverse e la sua specifica e autonoma logica fossero una esclusivit­à di Marx e del marxismo. Si tratta, invece, di motivi di osservazio­ne e riflession­e e di elaborazio­ne pratica e teorica presenti in tutta la tradizione del pensiero occidental­e, per cui si è sempre parlato di caste, classi, ceti, gruppi e raggruppam­enti sociali.

La società non è, insomma, mai «liquida», neppure sul piano della psicologia sociale. Può essere lievemente strutturat­a, ma in qualche misura lo è sempre, e non lo è di meno oggi, in un’epoca in cui si è potuto pensare che le relazioni sociali si siano addirittur­a «liquefatte». L’apparenza inganna. Proprio sotto la veste della grande mobilità e variabilit­à si possono nascondere (e, a ben vedere, non sfuggono) processi selettivi e gerarchizz­anti addirittur­a più intensi di quelli così appariscen­ti del passato, e per nulla labili o volatili.

Quei beati possidente­s, quegli happy few della clamorosa statistica sui più ricchi del mondo non sono funghi nati dopo una notte di pioggia ai piedi di 62 alberi sparsi qua e là per il globo. Sono la punta massima di processi di selezione e stratifica­zione sociale attivi in tutta la società contempora­nea. Anzi, in essa tanto più attivi quanto più dinamico, possente e accelerato è lo sviluppo tecnico, e quindi anche economico, di questa società.

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