Motori e realtà virtuale trainano il videogioco italiano
Sono un centinaio le aziende attive sul territorio nazionale. Il 90% dei titoli viene esportato in tutto il mondo
La scorsa settimana il sindaco di Londra, Boris Johnson, è comparso su Minecraft, il celebre videogioco acquistato nel 2014 da Microsoft, per annunciare un investimento di 1,6 milioni di euro a supporto della crescita del settore gaming il cui primo passo sarà l’istituzione di un evento B2B che si chiamerà London Games Festival.
Una mossa che la dice lunga sul peso di un mercato che, a livello globale, nel 2016 dovrebbe superare gli 86 miliardi di dollari. E se per ora le leve di comando le mantengono Stati Uniti, Giappone e Canada, il dato più interessante è forse la crescita dell’industria europea. Uno scenario dominato dalla Gran Bretagna ma in cui c’è spazio di crescita anche per gli sviluppatori nazionali. Murasaki Baby, Futuridium, In Space We Browl, One Nero nonché l’attesissimo Sébastien Loeb Rally Evo sono solo alcuni dei più recenti titoli che portano il marchio made in Italy. «L’ultimo censimento disponibile risale al 2014 — spiega Thalita Malagò dell’Aesvi, la Confindustria del videogioco —. Allora furono segnalati 700 addetti per un centinaio di aziende, un terzo delle quali concentrate in Lombardia, per un giro d’affari di 20 milioni di euro. Si tratta tuttavia di un comparto molto dinamico e i ritmi di crescita del 15% registrati dal 2011 al 2014 dovrebbero essere stati replicati». A fare la traccia la milanese Milestone e la controllata italiana di Ubisoft, ma altri studi sono cresciuti in questi anni, come Forge Reply, Digital Tales e Ovosonico, che lo scorso anno ha ceduto il 49% per 1,4 milioni alla quotata Digital Bros, realtà che nell’ultimo decennio si è occupata della commercializzazione in Italia dei principali videogames internazionali come Pes, Tomb Raider e Metal Gear Solid. «Se inizialmente la scena italiana si era concentrata sul segmento dei giochi per mobile — prosegue Malagò — oggi gli sviluppatori stanno investendo invece nel segmento più remunerativo dei giochi per console e Pc. La produzio- ne è molto variegata, ma c’è una specializzazione sui cosiddetti racing games, cioè le competizioni di auto e moto».
Supportato da un’offerta formativa in aumento (da segnalare il corso di Informatica dei videogames della Statale di Milano), quello del gaming è un mercato per eccellenza export oriented ed estremamente reattivo alle novità tecnologiche. «La vera sfida — conclude Malagò — è la realtà virtuale. È la nuova frontiera su cui dobbiamo scommettere».